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Tunisia, il paese travolto dalle proteste: parla l’esperto di ‘Nawaat’, il magazine della rivoluzione

Saif Eddine Amri, 29 anni, esperto di comunicazione e giornalista a Tunisi per 'Nawaat.org' spiega le ragioni delle proteste che hanno portato all'arresto di 500 persone in 2 giorni

Pubblicato:12-01-2018 12:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:20
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ROMA – Tre notte di manifestazioni e scontri in Tunisia, dove le autorità parlano di oltre 300 arresti in 24 ore. Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio, riporta il portale di informazione tunisino ‘Webdo.tn’, erano state già arrestate 238 persone: oltre 500 arresti in due giorni.

In una dichiarazione alla radio tunisina ‘Mosaique Fm’ il portavoce del ministero dell’Interno, Khalifa Chibani ha affermato che la sera di mercoledì 328 persone coinvolte in atti di saccheggio e violenza sono state arrestate in diverse regioni.

Tra queste, nel governatorato settentrionale di Beja, ci sarebbero anche due estremisti islamici della corrente takfirista. Nelle stesse ore, 21 agenti sarebbero stati feriti e diverse automobili danneggiate.


A Thala, secondo Chibani, alcune persone avrebbero incendiato il distretto di sicurezza nazionale e la casa di un agente delle forze di sicurezza. La folla è scesa in strada, oltre che a Tunisi, anche a Siliana (nord-ovest), Kasserine (centro) e Tebourba, 30 chilometri a ovest della capitale.

La situazione, ha dichiarato Chibani alla stampa, ha comunque registrato una “diminuzione significativa delle violenze e degli atti di vandalismo rispetto alle notti precedenti”.

Gli scontri sono iniziati dopo settimane di manifestazioni pacifiche contro l’aumento dei prezzi e le misure di austerità imposte dal governo.

PARLA L’ESPERTO DI ‘NAWAAT’, MAGAZINE DELLA RIVOLUZIONE

Finora questo governo non ha saputo parlare al popolo, e soprattutto ai poveri” spiega all’agenzia DIRE Saif Eddine Amri, 29 anni, esperto di comunicazione e giornalista a Tunisi per ‘Nawaat.org’. Un portale, questo, che divenne popolare tra i media europei nel periodo della cosiddetta Rivoluzione dei gelsomini che rovesciò il regime di Ben Ali nel 2011.

Per Amri le ragioni delle proteste che attraversano il Paese in questi giorni sono tutte economiche: “Da un lato il governo non sa parlare ai suoi cittadini, dall’altro i cittadini non riescono a vivere con l’attuale aumento dei prezzi“.

L’esperto segue le manifestazioni organizzate dal gruppo ‘Fech Nestannew’ e da altre associazioni della società civile che negli ultimi giorni sono sfociate anche in scontri e arresti, con la morte di un uomo a Tabourba, a 30 km da Tunisi, in circostanze ancora da chiarire.

Non solo per Al Amri il decesso sarebbe legato all’intervento della polizia, e a provarlo sarebbero alcune immagini video circolate sui social network, ma il ministero dell’Interno smentisce questa versione.

“Sappiamo che in Tunisia gennaio è sempre un mese di manifestazioni, ma stavolta è diverso” dice Amri. “Queste proteste mostrano la debolezza di questo esecutivo, sia dal punto di vista dell’esercizio di governo che della comunicazione, con le autorità che da un lato accusano i manifestanti, dall’altro non fanno che parlare in maniera vaga e con toni pessimistici di ‘situazione difficile'”.

Per Amri, infatti, “il presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi è assente dalla scena mediatica, praticamente non ha rilasciato dichiarazioni sulle proteste”.

Quanto al governo di Youssef Chahed, riformato a settembre dell’anno scorso proprio con l’obiettivo di rilanciare le riforme economiche, non avrebbe “saputo spiegare la situazione alla sua gente e ha rilasciato solo dichiarazioni shock sull’economia accusando i manifestanti“.

Secondo dati dell’Istituto di statistica, in Tunisia il tasso di inflazione ha raggiunto il 6,4% nel dicembre 2017. In un anno, i prezzi al consumo hanno registrato un aumento del 6,4%, con punte dell’8,3% per generi alimentari e bevande considerati complessivamente, del 20% per gli oli alimentari, dell’11,9% per la frutta.




IL FORUM PER I DIRITTI: TORNIAMO IN PIAZZA, 7 ANNI DOPO

Il Forum tunisino dei diritti economici e sociali (Ftdes), una delle principali ong del Paese nordafricano, ha diffuso un comunicato in cui invita i tunisini a scendere in piazza nella giornata di domenica 14 gennaio, settimo anniversario della caduta del regime di Zine El Abidine Ben Ali.

Lottare contro la corruzione, denunciare le scelte economiche che si riflettono nella finanziaria del 2018, rivendicare il diritto al lavoro, allo sviluppo, ai servizi pubblici, interpellare i rappresentanti del popolo affinché rivedano gli articoli che hanno contribuito all’aumento dei prezzi, affinché instaurino leggi alternative che consacrino la giustizia fiscale” sono i principali punti della piattaforma rivendicativa del Forum, fondato nell’anno della cosiddetta ‘Rivoluzione dei gelsomini’.

Il Forum fa sapere che ha già inviato numerose lettere alle istituzioni, avvertendole dei “pericoli di seguire gli stessi passaggi che hanno portato alla rivoluzione popolare”.

Oggi, “riconoscendo il ritorno a pratiche del vecchio regime, che si manifestano con la Legge di riconciliazione economica, che prepara il ritorno di alcune personalità sospette al potere e a posti dirigenziali nelle istituzioni pubbliche”, l’Ftdes sfiducia il governo.

L’organizzazione “ha perso fiducia nella volontà del governo attuale di difendere gli obiettivi della rivoluzione, soprattutto dopo l’approvazione della finanziaria 2018, che prova il suo distacco dalle preoccupazioni e dalle rivendicazioni popolari” si legge nel comunicato.

Il Forum invita a passare “dalle manifestazioni all’elaborazione di alternative fondate sui diritti costituzionali” e “condanna tutte le forme di violenza e distruzione di beni pubblici e personali, così come gli arresti arbitrari e i processi che non possono che peggiorare la situazione”.

Tra le misure contestate presenti nella finanziaria ci sono l’aumento di un punto dell’Iva, e di diverse altre tasse.

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