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Veneto, giochi e (soprattutto) occhiali da sole fuorilegge

L'indagine è di Unioncamere Veneto, che ha fatto analizzare occhiali e giocattoli prelevati a campione in negozi e centri commerciali

Pubblicato:12-01-2017 14:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:47

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VENEZIA – La maggior parte degli occhiali da sole in vendita, ben cinque su sei, sono privi delle necessarie certificazioni di sicurezza. Lo rivela l’indagine sulla sicurezza dei consumatori promossa all’inizio del 2015 dalla Regione Veneto e condotta da Unioncamere Veneto. L’operazione si è concentrata su due tipologie di prodotti, spiega Unioncamere, gli occhiali da sole e i giocattoli. I campioni sono stati prelevati da negozi e centri commerciali e sono stati analizzati dall’Istituto italiano di certificazione dei prodotti ottici di Longarone, nel bellunese, e dall’Istituto italiano di sicurezza dei giocattoli di Cabiate, nella provincia lombarda di Como. Nel primo caso sono stati verificati 46 campioni di occhiali e solo sette sono risultati conformi alla normativa vigente, che deriva da una direttiva europea (89/686/CEE) e prevede la realizzazione di una sorta di carta di identità del prodotto, che deve riportare tutti i dati necessari all’identificazione del prodotto e dimostrarne la conformità ai requisiti stabiliti. Le cose sono andate un po’ meglio per quanto riguarda i giocattoli, in quanto il 56% degli oggetti analizzati da Unioncamere sono risultati conformi. Una percentuale comunque “ben distante da un livello accettabile”.

La non conformità degli occhiali, che ha una natura prevalentemente documentale, è particolarmente preoccupante “se si pensa che le contestazioni non riguardano solo prodotti di importazione cinese, ma anche marchi di aziende italiane“, e che il Veneto è un po’ la patria di questo tipo di prodotto, commenta Giuseppe Fedalto, presidente di Unioncamere del Veneto. In seguito alle analisi, “sono già state elevate sanzioni per alcune centinaia di migliaia di euro”, continua Fedalto, ricordando che le Camere di commercio sono a disposizione delle aziende, in quanto “il loro compito non è reprimere ma informare adeguatamente gli addetti ai lavori sulle norme che regolano il commercio dei prodotti”. Meglio, quindi, che le aziende prestino la dovuta attenzione, in modo da garantire la sicurezza dei consumatori e non incorrere nelle sanzioni, che “vanno da un minimo di 15 mila ad un massimo di 50 mila euro”.

di Fabrizio Tommasini, giornalista


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