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Ancona, il racconto di Denis: “Ero lucido, ma non riuscivo a vedere”

La testimonianza di uno degli adolescenti che si trovava nella discoteca di Corinaldo. Lo psicoterapeuta: "L'importante è che esista una via di fuga certa"

Pubblicato:11-12-2018 14:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:53

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ROMA – “Nelle discoteche e nei concerti si va per perdere la voce e non la vita”. Lo ribadisce Denis, un adolescente che ha vissuto la tragica fuga dalla discoteca di Corinaldo e che racconta la sua esperienza ad Unomattina: “Ero lucido, ma avevo gli occhi lacrimanti per via dello spray. Mi sono cimentato nella via di uscita ma non riuscivo a vedere e tossivo sempre di più. Una brutta sensazione”. L’adolescente era uscito dalle porte di sicurezza.

“Pensavo di essere scampato al peggio- continua- ma invece il peggio era proprio lì. Con la coda dell’occhio ho visto crollare la balconata di sinistra ed io, fortunatamente, mi trovavo sulla destra. Sono confluito frontalmente nella massa, arrivando in basso e c’erano volontari e buttafuori che tiravano le persone, staccandole dalla massa. Al 90% lì si cadeva, perché molte persone rimanevano sdraiate a terra e chi andava incontro a loro cadeva a sua volta. Ho provato tanto panico, non posso nasconderlo, ma sono riuscito a ragionare e a mantenere la calma. Con il sangue freddo sono riuscito a scappare grazie anche all’aiuto delle persone che mi hanno tirato fuori”.

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Lo psicoterapeuta: “Le persone devono sapere che c’è via di fuga”

Per placare il panico in un luogo affollato, ribadisce Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, “è importante sapere che esiste una via di fuga già determinata e mostrata dagli organizzatori. Occorre chiarezza”.

“La persona fredda, come Denis, saprà trovare la via di uscita- spiega lo psicologo- ma la persona in panico se non sa che c’è una possibilità di fuoriuscita, una soluzione, non riuscirà nemmeno a farsi aiutare dagli altri. Il panico deriva proprio dal fatto di non vedere una possibile via di uscita“.

Come si comporta una folla in caso di panico

La folla ha un comportamento che è riproducibile attraverso modelli matematici. Cosa fa in casi di panico? “Oscilla tra due comportamenti antitetici- spiega il fisico Valerio Rossi Albertini- si muove disordinatamente andando ad esplorare lo spazio circostante per trovare una via di fuga, oppure si raggruppa in piccoli plotoni e si separa. Ovviamente dipende dalla densità, da quanta gente c’è in quello spazio. La cosa più interessante- aggiunge il fisico- è che quando prevale l’irrazionalità, la confusione e il panico, l’intervento di agenti all’interno della folla non sempre riesce a disciplinarne il movimento. Anche un ordine impartito da un’autorità esterna può essere ignorato, non essere recepito o percepito materialmente. Un ruolo importante è assunto invece dall’agente silente– fa sapere Albertini- quelle persone che si confondono nella folla ma mantengono il controllo. Gli agenti silenti si muovono in maniera coerente e vengono seguiti dalle persone istintivamente, creando un effetto gregge che permette alla folla di defluire disciplinatamente”.

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