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Pd, l’appello di Calenda: “Non si può più aspettare, Gentiloni scenda in campo”

Per Calenda "il congresso aumenterà le fratture": "i 'fedayyin' Renziani e Antirenziani già pregustano la prossima ordalia"

Pubblicato:11-11-2018 15:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:46
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ROMA – “Un grande giorno per l’Italia, un pessimo giorno per il Pd. Non si può aspettare oltre. Gentiloni scenda in campo“. Lo scrive su facebook Carlo Calenda.

Ieri, aggiunge, “è stata una meravigliosa giornata di impegno civico. Le piazze di Torino e Roma ma anche le tantissime persone che incontro in giro per l’italia (ieri Pescara e Eur) dimostrano che il paese si sta risvegliando. Ed è significativo che spesso siano le donne a farsi promotrici di questo risveglio. Questo impegno civico cerca una casa, una rappresentanza che oggi non trova”.


“Per contrasto- prosegue Calenda- ieri è stata una pessima giornata per il PD. Una giornata purtroppo uguale a tante altre, quasi tutte le altre dal 4 marzo in poi. Da un lato da Salsomaggiore partivano accuse, rivendicazioni e astio nei confronti di tutti quelli che non erano presenti, fino ad evocare l’ennesima scissione, dall’altro dalla riunione dei militanti under 35 si rispondeva con analoghi toni e contenuti. Così non si può andare avanti. Il PD è un partito paralizzato dai rancori e dai personalismi“.

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È mia profonda convinzione che il congresso aumenterà le fratture. È facile prevedere gli ‘alti’ contenuti del dibattito congressuale: Marco Minniti verrà descritto come un burattino di Matteo Renzi e Nicola Zingaretti come la quinta colonna del M5S. Entrambe queste descrizioni sono false. Si tratta di due persone di prim’ordine che possono degnamente rappresentare tutto il Partito Democratico. Eppure i ‘fedayyin’ Renziani e Antirenziani già pregustano la prossima ordalia“.

“Il distacco tra l’Italia e il Partito Democratico- sottolinea Calenda- sta aumentando mentre dovrebbe e potrebbe diminuire. Ho provato a fare mille proposte: di contenuto (il Manifesto del Fronte Repubblicano), di metodo (coordinamento allargato dell’opposizione), di offerta politica (il Fronte Repubblicano appunto) ma ogni tentativo è caduto nel vuoto. Mi sono persino reso ridicolo invitando a cena Renzi e Gentiloni per cercare almeno di far ripartire un dialogo personale. Non si può attendere oltre. Mettere davanti alla responsabilità personalismi e rancori è semplicemente immorale in un momento in cui l’Italia è a rischio”.

A questo punto, conclude, “l’unica soluzione è che Paolo Gentiloni scenda in campo e fermi questo cupio dissolvi. Va immediatamente chiamata una tregua interna al partito e preparata una candidatura unitaria per la segreteria. Paolo deve fare un passo avanti nelle forme che riterrà giuste (Presidente, Segretario?). Ma dobbiamo tornare a sederci intorno allo stesso tavolo e costruire un fronte unito in vista delle prossime elezioni. È l’ultima chiamata per il PD. Altrimenti sarà indispensabile costruire qualcosa di nuovo. L’Italia è più forte di chi la vuole debole e non può perdere per colpa nostra“.

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