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Beni confiscati, sette milioni di euro per attività nel Mezzogiorno

Bando per l'avvio di nuove attività di economia sociale o per il rafforzamento di iniziative economiche esistenti

Pubblicato:11-11-2016 16:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:17

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beni_confiscatiROMA – Sette milioni di euro per l’avvio di nuove attività di economia sociale o per il rafforzamento di iniziative economiche esistenti su beni confiscati alla criminalità organizzata. Questa la cifra messa a disposizione con un bando rivolto alle organizzazioni no profit di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia presentato stamattina a Roma da Carlo Borgomeo, presidente della fondazione Con il Sud’, e Paolo Morerio, presidente della fondazione ‘Peppino Vismara’, promotori dell’iniziativa. A testimonianza delle esperienze realizzate al Sud con le precedenti edizione del bando, Davide Ganci, del progetto ‘Cambio Rotta’ di Palermo, e Tonino De Rosa, del progetto ‘Via Giacosa’ di Caserta.

fondazione_con_il_sudIl bando, giunto alla sua terza edizione e disponibile da oggi sul sito www.fondazioneconilsud.it, è aperto a partnerhip composte da tre o più soggetti, di cui almeno due appartenenti al mondo del terzo settore e del volontariato e che abbiano l’effettiva disponibilità del bene confiscato per almeno 10 anni. Il bando si propone come un ‘contributo’ in un contesto in cui i beni confiscati spesso non vengono adeguatamente valorizzati e non riescono a rientrare nel circuito dell’economia legale per ostacoli di varia natura.

Infatti, secondo i dati Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) al 2016 i beni immobili confiscati in Italia sono 23.576, la maggior parte concentrati in 6 regioni: Sicilia (43,51%), Campania (12,76%), Calabria (12%), Puglia (9,46%), Lazio (7,02%) e Lombardia (6,88%). 21 milioni di euro è la cifra investita dal precedente ciclo della programmazione dei Fondi strutturali per la mappatura dei beni con i progetti REGIO (sistema informatico del valore di 7 milioni di euro) e SIT-MP (sistema informatico-telematico del valore di circa 14 milioni di euro) che però non hanno reso disponibili dati certi sul numero di beni utilizzati. 525 i soggetti del terzo settore che hanno valorizzato i beni confiscato secondo una ricerca di Libera, mentre, sempre in base a dati Anbsc solo meno di 10 delle 3.585 aziende confiscate sono state date in gestione a cooperative di dipendenti, a fronte di 1.893 imprese senza destinazione ancora in carico all’Agenzia. Rispetto a questo quadro che non rassicura sull’effettiva efficacia degli strumenti di gestione dei beni confiscati si inserisce la proposta della Fondazione che lo scorso luglio ha presentato una proposta di revisione della relativa normativa.


Il testo elaborato in collaborazione con un gruppo di lavoro formato da Forum del Terzo Settore, fondazione Cariplo, fondazione Cariparo, fondazione Sicilia e fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, prevede la creazione di un Ente unico che subentri all’Anbsc per la gestione dell’intero sistema, compresa la gestione dei beni attraverso la costituzione di un Fondo Beni Confiscati, alimentato da risorse economiche e finanziarie relative a provvedimenti di sequestro e confisca alle mafie attualmente trasferite al Fondo unico giustizia (Fug). In continuità con la proposta di revisione della normativa, il bando presentato stamattina prevede un importo massimo di contributo per ogni progetto di 500.000 euro, con un 50% di risorse che è possibile destinare alla ristrutturazione del bene confiscato. Percentuale che scende al 20% nel caso in cui il bene abbia già beneficiato di finanziamenti pubblici dedicati.

Il progetto mira a dare a queste iniziative continuità nel tempo e soprattutto a garantire la sostenibilità delle attività nate sul bene confiscato, che devono essere fondate sull’imprenditoria sociale. “Il tema dei beni confiscati- dichiara Borgomeo- rischia di essere un’arma a doppio taglio se non si interviene con convinzione e soprattutto con efficacia. La situazione è considerata drammatica, con migliaia di beni di fatto sconosciuti e abbandonati, mentre quelli assegnati non hanno spesso le risorse necessarie per sostenere l’attività di valorizzazione. In questo modo- prosegue- il messaggio che si lancia è negativo, di uno Stato che rischia di fare il lavoro a metà: fortissimo nell’attività di confisca, un po’ meno nella valorizzazione dei beni”.

Per questo la fondazione ‘Vismara’ ha deciso di cofinanziare il bando, “per l’alto valore simbolico– spiega Morerio- che esso rappresenta e per l’importante valore educativo insito nell’idea sottostante al bando: riportare nella legalità beni e strutture rimettendole a disposizione della comunità con progetti sostenibili”.

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