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Teodori: “Trump, presidente anti-immigrati dopo il grande Obama”

Il professore, storico americanista, traccia il suo ritratto di Donald Trump

Pubblicato:11-11-2016 15:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:17

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teodori3ROMA – “Più che un populista è un nativista, rappresentante tipico dell’idea che negli Stati Uniti la supremazia dei bianchi non debba essere in alcun modo minacciata dagli immigrati”: Massimo Teodori, storico americanista, comincia da qui il suo ritratto di Donald Trump. Secondo il professore, autore di ‘Obama il grande’ (Marsilio, 2016), “il candidato repubblicano ha ripreso il tema dell’avversione agli immigrati, importante nella seconda metà dell’Ottocento e in parte del Novecento, proprio di chi riteneva che la supremazia dei bianchi negli Stati Uniti non dovesse essere minacciata o inquinata”.

Sarebbe questo il prisma attraverso il quale leggere le accuse rivolte in particolare ai ‘latinos’, la minoranza anche demograficamente più rilevante negli Stati Uniti. Presagio, forse insieme all’emergere del movimento ‘Black Lives Matter’, di quella che Teodori definisce la “legge del pendolo”: la regola dell’alternanza al potere tra repubblicani e democratici, tanto più decisiva quanto più il presidente è su posizioni “estreme”. Dopo otto anni di George W. Bush, il presidente delle guerre mediorientali, ecco Barack Obama, primo afroamericano alla Casa Bianca e anche solo per questo figura dirompente.

Il successo di Trump era allora inevitabile? “Di certo bisognava essere prudenti” risponde il professore: “I segni che indicavano che i sondaggi favorevoli a Hillary Clinton nascondevano una candidatura con molte debolezze erano tanti“. Una scelta sbagliata, quella dei democratici, “difficilmente sostenibile” nonostante l’impegno di Obama. Un “grande”, capace di raggiungere risultati importanti in un contesto tutt’altro che facile.


L’approvazione di Obamacare, la riforma che estende l’assistenza sanitaria generalizzata, è stata un passaggio fondamentale” dice Teodori: “Dal 1946 mai nessun presidente ci era riuscito ed è normale che ci siano state opposizioni e resistenze per anni”. Adesso, secondo il professore, è probabile che Trump provi a ribaltare in qualche modo questo risultato. Più difficile invece anticipare le mosse del neo-eletto presidente sul piano delle relazioni internazionali, sottolinea il professore: “Finora le sue dichiarazioni sono state integralmente isolazioniste ma bisogna vedere se alle parole seguiranno i fatti“.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

 

 

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