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Napoli, la Federico II acquista e digitalizza uno dei Codici di Da Vinci/ FT e VD

Si tratta dell'apografo del Trattato della Pittura, manoscritto di Leonardo da Vinci risalente alla fine del Cinquecento

Pubblicato:11-11-2016 13:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:17

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NAPOLI – Un apografo del Trattato della Pittura, manoscritto di Leonardo da Vinci risalente alla fine del Cinquecento, viene acquistato e digitalizzato dall’Università Federico II di Napoli.

Il testo, presentato questa mattina dell’aula Pessina dal rettore dell’Università Federico II, Gaetano Manfredi, dal prorettore, Arturo De Vivo, e da esperti leonardiani, sarà fruibile a tutti gli studenti nella biblioteca di Ateneo e, in digitale, sul sito SBA che già raccoglie buona parte del patrimonio di libri antichi e manoscritti in possesso della Federico II.

Il codice apografo era custodito da una ricca famiglia napoletana, i Brodetti, che da secoli lo conservavano nella propria collezione privata. Il manoscritto originale si trova, invece, in Vaticano “ed è composto da una serie di appunti di Leonardo da Vinci riordinati da Francesco Melzi, suo pupillo, che lo ha seguito fino in Francia dove il testo fu scritto da sinistra verso destra. L’apografo – ha spiegato Alfredo Buccaro, direttore del Centro Interdipartimento di Ricerca sull’Iconografia Europea e esperto leonardiano – ha invece una mano fiorentina o mantovana”.



Il Trattato della Pittura contiene una serie di indicazioni sulle tecniche della rappresentanza della figura umana, dell’architettura e del paesaggio e tecniche di ottica e prospettiva. Il manuale fu pubblicato in Francia nel 1651 e per la seconda volta proprio a Napoli, nel 1733.

“Un paio d’anni fa esperti studiosi di Leonardo hanno scoperto che questo apografo risaliva a un codice redatto proprio dal da Vinci. La scelta di acquistarlo – ha detto Roberto Delle Donne, presidente del centro di Ateneo per le Biblioteche ‘Roberto Pettorino’ – è stata dettata dalla nostro volontà di impedire che il testo venisse portato all’estero. La famiglia che lo custodiva sapeva dell’importanza del manoscritto ma ignorava che appartenesse alla tradizione leonardiana, poi accertata da molti studiosi. Il pregio di questo codice – ha sottolineato – sta soprattutto nelle immagini presenti. Ci sono anche altri codici molto ricchi dal punto di vista della tradizione testuale risalenti alla fine del sedicesimo secolo ma senza dubbio sono meno accurati dal punto di vista delle immagini”.

di Nadia Cozzolino, giornalista

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