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Medici e orari, Lorenzin: “Una deroga? Molto difficile”

Ricciardi (Iss): I nostri operatori per troppi anni hanno lavorato troppo, a volte in condizioni di grandi difficoltà, e sono stati pagati poco

Pubblicato:11-11-2015 10:59
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:33

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ROMA – “L’ipotesi di una deroga? La vedo veramente molto difficile…”. Così Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, a margine del 4° Healthcare summit del ‘Sole 24 Ore’, risponde ai giornalisti in merito all’ipotesi di una deroga per decreto del governo sulle norme Ue relative agli orari di lavoro dei medici.

“Questa è una norma che si sa che arrivava da più di un anno- ha proseguito- quindi si tratta di un tema di organizzazione. Ne ho parlato a lungo anche con il ministro Madia: noi, ovviamente, pensiamo che bisogna dare una risposta e lavorare insieme alle Regioni perché questa norma venga assorbita nel modo più opportuno- ha concluso Lorenzin- per rispettare i diritti dei lavoratori e garantire il servizio”.


ISS: 20 ANNI INATTIVITÀ HANNO PORTATO UE A NORMA – “L’applicazione dei nuovi orari di lavoro dei medici è una sfida importante perché, chiaramente, determina una maggiore e notevole azione di spesa. Ma, d’altra parte, ci sono stati venti anni di inattività e si sapeva… Ora, però, è arrivata la Commissione europea, quindi è un atto che di fatto ha messo in moto l’Alta Corte di Giustizia nei confronti dell’Italia“. Lo segnala Walter Ricciardi, presidente dell’Iss (Istituto superiore di sanità). “La dobbiamo affrontare- ha quindi proseguito- perché non ci sono sconti. Noi dobbiamo trovare le risorse per finanziare questo sistema e questo significa andarle a ritrovare nelle pieghe di bilancio oppure andare a ridurre qualche altro spreco in qualche altro settore. D’altronde, se il nostro Sistema sanitario nazionale ha un finanziamento inferiore al 40% a quello tedesco, al 30% a quello francese e al 20% a quello inglese, è anche per questo: perché i nostri operatori per troppi anni hanno lavorato troppo, a volte in condizioni di grandi difficoltà, e sono stati pagati poco. E questo- ha concluso Ricciardi- se noi vogliamo un Ssn efficiente, non può essere”.

di Carlotta Di SantoGiornalista professionista

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