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Informare contro la ‘negrofobia’: voci dal forum ‘Dire’

Giornalisti, scrittori e attivisti si confrontano sull'esigenza di "una nuova narrazione" della diaspore

Pubblicato:11-10-2018 17:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:40

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ROMA – Contro gli stereotipi che avvelenano il racconto delle comunità migranti in Italia serve subito un impegno nuovo, che si avvalga della “comunicazione digitale” ma si fondi anzitutto su un lavoro giornalistico corretto e completo: l’appello giunge dal primo incontro del Festival ottobre africano, ospitato dall’agenzia ‘Dire’. Nella sede romana di Corso Italia, giornalisti, scrittori e attivisti si confrontano sull’esigenza di “una nuova narrazione” che restituisca nella sua complessità il mondo delle diaspore, vale a dire i volti e le collettivit che con lavoro e intelligenze “sostengono” l’Italia. E che, ha sottolineato Cleophas Dioma, il direttore del Festival ottobre africano, dispongono delle competenze necessarie anche per definire interventi di cooperazione internazionale mirati ed efficaci. Secondo padre Janvier Yameogo, del dicastero vaticano per la Comunicazione, bisogna prendere atto di una situazione italiana difficile, segnata da paura e false notizie.

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“A livello di linguaggio c’è una disumanizzazione, che fa perfino sparire l’empatia per un bambino che muore” denuncia il religioso. “Si dice: ‘non è grave’; anche se poi a volte ci si dispera per un animale domestico”.

Di nuova narrativa parla anche Anna Guglielmi, di Amref, ong capofila di ‘Voci di confine’, un progetto nato per far conoscere le “belle storie” di migranti. “Un milione e mezzo di video visualizzati e tre milioni e 300mila persone raggiunte” calcola Guglielmi. Convinta che il confine va “decostruito, perchè si può valicare tranquillamente attraverso la conoscenza e il riconoscimento reciproco”.


Parole rilanciate da Mirko Tricoli, dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Il suo assunto è che diaspora vuol dire spesso anche azienda, dunque iniziative economiche in grado di creare sviluppo in Italia e non solo. “È centrale cambiare la narrativa, sia per le diaspore che riguardo il settore privato” sottolinea Tricoli. “Semplicemente mancano le informazione corrette: perchè un’impresa vada all’estero ha bisogno di accompagnamento e allora l’informazione gioca un ruolo fondamentale”.

Digitale e social favoriscono un cambiamento positivo solo se usati in modo corretto, il monito dei relatori. Se Filomeno Lopes, scrittore e giornalista di ‘Radio Vaticana’, ricorda che la televisione in Italia resta “strumento chiave” anche per alimentare “negrofobia” e pregiudizi, Ada Ugo Abara, del Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi), invita a ripartire dai volti e dalle storie quotidiane: “Se potessi scegliere, farei scomparire il binomio bambini stranieri dalla narrazione dei media italiani perchè i bambini che nascono e crescono qui non sono stranieri ma solo bambini”.

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