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11 settembre, dopo 17 anni come cambiano le strategie del terrore

Intervista ad Anna Pirozzoli, direttrice del Master di I livello in 'Antiterrorismo internazionale' di Unicusano

Pubblicato:11-09-2018 12:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:32

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ROMA – A 17 anni di distanza dall’attentato alle Torri Gemelle, gli attacchi terroristici continuano a verificarsi e provocare vittime oltre che a sconvolgere le comunità di tutto il mondo.

La Dire ha approfondito il tema con Anna Pirozzoli, preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli studi Niccolò Cusano e direttrice del Master di I livello in ‘Antiterrorismo internazionale’, sempre dell’Unicusano, per cercare di capire com’è cambiato il mondo dal 2001 ad oggi.

“Dopo gli attentati dell’11 settembre la società ha dovuto misurarsi con una nuova paura, imparando a convivere con la minaccia latente di un attacco terroristico. Questo ha prodotto un cambiamento nell’approccio politico con cui i singoli Stati hanno scelto di affrontare il tema della sicurezza nazionale e internazionale e il fenomeno dei flussi migratori. Ma c’è anche un cambiamento sociale– aggiunge l’esperta- non saprei dire se si tratta di evoluzione o involuzione, credo sia una trasformazione inevitabile legata alla necessità di adeguarsi ai mutamenti”.


Siamo passati dagli aerei alle macchine che investono i pedoni per strada, come sta cambiando la stessa macchina del terrore?

“Negli ultimi anni il terrore non è più solo quello dei grandi attentati supportati da strumenti ad alto livello tecnologico, ci sono le piccole organizzazioni e finanche i ‘lupi solitari’. In effetti le strategie del terrore cambiano così come cambiano i responsabili e le forme di terrorismo- chiarisce Pirozzoli- sicché allo stesso modo occorre perfezionare tutti i metodi di indagine e di contrasto al terrorismo internazionale”.

Quali le zone a rischio oggi e quali pericoli corre l’Italia?

“Credo che nessuno sia in grado di rispondere a questa domanda, ogni previsione potrebbe essere scorretta, e altrettanto ogni tentativo di rassicurazione”.

Che obiettivi si prefigge il Master in ‘Antiterrorismo internazionale’?

“L’Università Niccolò Cusano ha scelto di inserire nella propria offerta formativa questo Master per formare personale altamente specializzato in materia di terrorismo internazionale, in grado di affrontare un tema così complesso nelle sue numerose prospettive. Per questa ragione ai moduli di antropologia culturale della civiltà islamica e di storia e dottrina del jihadismo, si affiancano gli insegnamenti di strategia europea di contrasto al terrorismo, e dei metodi di indagine e intelligence contro il terrorismo, senza trascurare gli aspetti sociologici e psicologici derivanti dalle diverse forme di terrorismo. Abbiamo scelto quindi di strutturare il Master privilegiando il profilo interdisciplinare attraverso il quale, oltre all’analisi dei metodi di indagine e di contrasto al terrorismo, si desidera far acquisire le competenze necessarie per affrontare criticamente e strategicamente i problemi legati al terrorismo internazionale”.

Ecco chi sono, secondo l’Esri, i gruppi terroristici nel mondo:

Boko Haram: un’organizzazione militante islamica radicale con sede nel Nord della Nigeria, ma con cellule attive nel vicino Ciad, nel Niger e nel Camerun. L’organizzazione è alleata con il cosiddetto Stato islamico, ma opera in modo indipendente. Boko Haram è stata l’organizzazione terroristica più letale del 2014, responsabile di almeno 6.600 morti.

Lo Stato islamico (ISIL, ISIS, Daesh, Wilayat Sayna, Abu Sayyaf): un’organizzazione militante radicale e autoproclamatosi califfato islamico, che attualmente controlla vaste aree dell’Iraq e della Siria, e afferma di avere filiali ufficiali in almeno una dozzina di altre paesi. L’ideologia estremista del gruppo sposa la violenza contro civili e non combattenti. Gli esperti considerano l’ISIL come l’organizzazione terroristica più grande, meglio organizzata e più pericolosa al mondo oggi.

PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan): un’organizzazione kurda militante con sede nel Sud-est della Turchia e il Kurdistan iracheno. A differenza degli altri gruppi presenti in questa lista, il PKK non è motivato da un’ideologia religiosa, ma piuttosto dal desiderio di stabilire uno stato curdo indipendente. Il gruppo si rivolge principalmente a strutture governative e militari turche.

Al-Qaeda (AQAP, AQIM, AQIS): un’organizzazione radicale militante islamica attiva principalmente in Medio Oriente e Nord Africa, ma con cellule attive in oltre 20 paesi. La capacità del gruppo di dichiarare guerra è stata indebolita dall’invasione dell’Afghanistan guidata dagli Stati Uniti nel 2001 e dalla successiva morte del suo fondatore e leader, Osama bin Laden, nel 2011.

Al-Shabaab: un’organizzazione militante islamica radicale con base in Africa orientale. Al-Shabaab è alleato di al-Qaeda, ma opera in modo indipendente. Il gruppo è uno dei principali belligeranti della guerra civile in corso in Somalia, anche se oggi controlla poco il terrore.

Talebani: un’organizzazione militante radicale e movimento politico radicale con base in Afghanistan e nelle aree tribali del Pakistan. I talebani hanno governato ufficialmente l’Afghanistan dal 1996 fino all’invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2001. Durante il suo governo, i talebani si sono fatti una reputazione di brutalità senza ostacoli contro i civili, in particolare le donne e la minoranza etnica dell’Afghanistan Hazara. L’organizzazione continua a mantenere una presenza attiva in tutto l’Afghanistan e il Pakistan occidentale.

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