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L’astronauta Luca Parmitano: “Nello spazio si avverano i miei sogni, ci tornerò”

Parmitano e' il sesto astronauta italiano, il quarto ad abitare la Stazione spaziale (nel 2013, per 166 giorni) e il primo ad averci passeggiato attorno

Pubblicato:11-09-2017 14:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:40

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ROMA – “Se tornero’ nello spazio? Assolutamente si’…”. Luca Parmitano e’ il sesto astronauta italiano, il quarto ad abitare la Stazione spaziale internazionale (nel 2013, per 166 giorni) e soprattutto il primo ad averci passeggiato attorno, in due attivita’ extraveicolari (‘Eva’), con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale.

Oggi si e’ fermato a parlare con il cronista della Dire di cio’ che si prova quando si e’ in orbita: “E’ impossibile descriverlo in poche parole e non e’ un solo pensiero in realta’ perche’ e’ un misto di emozioni diverse: c’e’ la sorpresa di avere di fronte uno spettacolo inimmaginabile, perche’ e’ veramente inimmaginabile, c’e’ l’emozione di aver realizzato parte di un sogno e anche un po’ la soddisfazione personale e professionale di aver raggiunto un obiettivo”.

Intanto leggendo la biografia dell’astronauta, nato nel 1976 a Paterno’, c’e’ da sognare: come collaudatore ha accumulato 2mila ore di volo su oltre 40 tipi di velivoli, nel 2005 e’ stato decorato con la medaglia d’argento al valore per aver portato a terra il suo Amx dopo che l’impatto con una cicogna l’aveva compromesso, mentre nel 2007 ha ricevuto una Medaglia d’Argento al Valore Aeronautico dal Presidente della Repubblica.


Luca Parmitano, sposato e con due figlie, sembra sia anche un sub molto attivo e un amante dello snowboarding, lo skydiving, il sollevamento pesi e il nuoto. Oggi era a Roma, nella sede del Consiglio nazionale delle Ricerche, per intervenire come super ospite al 65esimo Congresso mondiale di Medicina Aerospaziale.

“Da un punto di vista fisiologico il nostro corpo e’ soggetto a grossi cambiamenti quando andiamo in orbita- spiega l’astronauta all’agenzia Dire- Chiaramente questo e’ dovuto all’assenza di peso, al fatto che siamo in un ambiente dove viviamo liberi dagli effetti gravitazionali. Il ‘fluid shift’ consiste nel fatto che il sangue, anziche’ andare nella parte bassa del corpo dovuto all’effetto di gravita’, tende a spostarsi verso la parta alta. Questo crea degli effetti che non sono positivi e una differenza di pressione intorno al bulbo oculare che puo’ cambiare la forma del bulbo e la nostra vista, crea una sensazione di alta pressione e altri effetti negativi, in particolare i cambi di visus possono essere permanenti e quindi creare problematiche nel momento in cui poi si ritorna a terra”.

Un altro effetto negativo per il corpo umano quando si trova nello spazio e’ ancora e’ il degrado sia cardiovascolare sia osteomuscolare. “Poiche’ noi non abbiamo sforzi in orbita- fa sapere l’astronauta- se non mettiamo in atto delle contromisure i nostri muscoli tenderebbero a diminuire di volume e di capacita’ cosi’ come anche la nostra forza, per cui dobbiamo addestrarci per almeno due ore e mezza al giorno. Dal punto di vista invece osteomuscolare, poiche’ le nostre ossa hanno bisogno dell’impatto della gravita’ per potersi rigenerare, abbiamo bisogno di creare un impatto costante sulla nostra ossatura per fare in modo che restino forti. In orbita questo in teoria non sarebbe possibile per cui si va di fronte a un degrado molto rapido delle nostre ossa, una specie di osteoporosi molto veloce, per poterla contrastare abbiamo delle macchine che ci permettono di fare attivita’ sportiva e di creare questo impatto per minimizzare gli effetti”.

E tu quanto ci hai impiegato per riprenderti dal punto di vista fisico dopo essere stato nello spazio? “Io in realta’ ho avuto pochi effetti negativi perche’ mi sono addestrato in orbita religiosamente. Al mio rientro- dice Parmitano alla cronista dell’agenzia Dire- per rimettermi perfettamente a posto anche dal punto di vista dell’equilibrio (perche’ questo e’ un altro effetto secondario in orbita, dove il senso dell’equilibrio non esiste) c’ho impiegato circa due settimane e dopo sei settimane ero ritornato al punto di partenza dal punto di vista fisico- conclude- e delle mie capacita’ di esercitarmi, di correre e di fare attivita’ fisica”

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