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Turchia, Bevilacqua: “Economia dopata nel gigantismo individualistico”

Un tracollo all’orizzonte tra azzardo economico e mancate volontà di alleanze

Pubblicato:11-08-2018 10:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:27
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ROMA – “Un’economia che avrebbe potuto riscrivere la storia economica ed invece un perseverante individualismo economico isolazionista e’ alla base un’importante crisi economica che potrebbe rappresentare il più serio rischio sistemico dell’area euroasiatica degli ultimi venti anni”. Così Nunzio Bevilacqua giurista d’impresa ed esperto economico internazionale riguardo alla crisi economico-finanziaria turca che sta preoccupando tutta l’Europa e non solo.

“La Turchia e’ un importante player europeo a cui va riconosciuta la sua centralità ed un partner commerciale per l’Italia da quasi 20 miliardi di dollari di interscambio ma non può pensare di percorrere delle strade che non sarebbero percorribili oggi neanche da un operatore globale come la Russia” prosegue Bevilacqua, “il Presidente Erdogann ha creato in Turchia un’incredibile alchimia economica di crescita ed attrazione degli investimenti ma non può pensare che l’economia prescinda dalla fiducia degli operatori internazionali nella assenza di azzardo e profili nepotistici e dalle alleanze con Stati Uniti ed Unione Europea non controparte ma alleato naturale probabilmente erroneamente disdegnato”. E spiega l’esperto “la Turchia pensi a ritrovare la propria strada, anche geopolitica, nell’alveo naturale europeo, a moderare gli squilibri finanziari attraverso una coraggiosa, ma saggia, stretta monetaria per guardare realisticamente ad una Turchia del futuro che cresca ma in maniera sostenibile”.

E conclude “probabilmente gli Stati Uniti avranno raddoppiato i dazi su alluminio ed acciaio, in maniera non nobile, in un momento difficile per la Turchia, ma il loro atteggiamento non va a rappresentare la causa ma un più prosaico approfittamento di una situazione economica derivante da questioni endogene”. “Erdogan può ancora aggiustare il tiro economico per il suo Paese e dimostrare di essere quel padre della Patria che professa di essere”.


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