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Costa D’Avorio, contro l’analfabetismo cresce il ‘Piccolo Baobab’

ROMA - “Oggi si dice che la

Pubblicato:11-08-2017 13:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:36

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ROMA – “Oggi si dice che la Costa d’Avorio va a gonfie vele, ma in realtà i poveri sono aumentati, ci sono famiglie che mangiano una volta al giorno, e questo è dovuto agli effetti della crisi”. Contattata dall’agenzia Dire, suor Rosaria Giacone descrive così la situazione del Paese, uscito solo nel 2010 da un conflitto civile che lo ha di fatto spaccato in due, con un sud filo-governativo e un nord controllato dai ribelli.

La missionaria fa parte della congregazione della Sacra famiglia di Spoleto, che nel 2013 ha fondato e da allora gestisce il “Piccolo Baobab”, una scuola materna “cresciuta negli anni malgrado le numerose difficoltà” alla periferia di Abidjan, nel popoloso quartiere di Abobo-Baoulé.


“L’istituto è partito con 30 bambini, ma nel prossimo anno scolastico ne accoglierà 350″ spiega suor Rosaria, che vive in Costa d’Avorio dal 1990. “Con le mie consorelle desideriamo dare un aiuto a queste famiglie nell’educazione concreta dei loro figli per una nuova generazione che rappresenta il futuro della società. Abbiamo molti ‘casi sociali’, ovvero bambini che non pagano nulla per la mensa, e sarebbe bello ricevere un aiuto per sostenere la loro scolarità. Ci occorrono cose semplici, come un tavolo e un nuovo refettorio, ma anche maggiori fondi per pagare gli insegnanti”.

Con un tasso di alfabetizzazione di circa il 50%, la popolazione della Costa d’Avorio è tra le meno scolarizzate del mondo. Dall’inizio dell’anno, il Paese è scosso da proteste e disordini legati alle rivendicazioni dei militari. Pesa poi la crisi della filiera del cacao, del quale il Paese è primo produttore mondiale e il cui prezzo è crollato negli ultimi mesi.

Suor Rosaria, però, guarda più lontano: “La scuola- dice- deve promuovere la cultura della pace, favorire lo sviluppo integrale del bambino, insegnare il rispetto nella differenza e ad accogliere e rispettare la vita”.

“L’edificio della scuola non può più accogliere come si deve tutti gli alunni che mangiano alla mensa, abbiamo bisogno di ingrandirlo per poter ospitare tutti i nostri bambini all’ora di pranzo” si legge in un appello della Sacra Famiglia di Spoleto.

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