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“Costa e non esamina”, la maturità sotto processo

BOLOGNA - "È abbastanza acquisito nel dibattito pubblico che l'esame di Stato del secondo ciclo è oggi uno

Pubblicato:11-07-2016 14:08
Ultimo aggiornamento:11-07-2016 14:08

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BOLOGNA – “È abbastanza acquisito nel dibattito pubblico che l’esame di Stato del secondo ciclo è oggi uno strumento poco efficace ed economicamente dispendioso per la misurazione delle competenze reali degli studenti”. Parte da questa constatazione la riflessione sulla prova di maturità avviata all’interno dell’Ufficio scolastico regionale (Usr) dell’Emilia-Romagna: si tratta, per la precisione, di uno degli articoli che compongono l’ultimo numero monografico di “Studi e documenti”, la rivista online dell’Usr, dedicato agli esami di Stato del 2014-2015.

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I PUNTI CRITICI

Tra le “criticità” rilevate nell’articolo, scritto da un team di quattro dirigenti dell’Usr (Paolo Davoli, Claudio Bergianti, Maurizia Migliori e Francesco Orlando), si sottolinea ad esempio che “la quasi totalità degli studenti ha esito positivo e nella sostanza il voto d’esame rispecchia i voti di ammissione dei consigli di classe. Rimane tuttavia il ‘sospetto’ sull’effettiva rappresentatività del voto conclusivo riguardo alle competenze acquisite dagli studenti, tant’è che ci sono grandi discussioni se il voto finale debba servire o meno per l’accesso all’Università: le Università, in buona sostanza, ‘non si fidano’“.


L’esame di maturità, inoltre, “in alcune parti significative come terza prova e colloquio l’esame non misura competenze ma sostanzialmente specifiche conoscenze disciplinari”.

Inoltre, l’attuale formazione delle commissioni miste interne-esterne “comporta una spesa per commissione di oltre 10.000 euro lordo Stato, che genera una spesa complessiva di almeno 130 milioni di euro annui, a cui si aggiungono le spese di trasferta. È doveroso domandarsi se sono soldi spesi bene, pensando che l’esame di Stato al termine del primo ciclo di istruzione avviene senza alcuna spesa di personale”.

Oltretutto, si devono anche “effettuare numerose sostituzioni di commissari esterni: i docenti vivono spesso gli esami di Stato come un ‘di più’ rispetto alle loro ordinarie funzioni, cosa che non avviene per gli esami del primo ciclo”, rilevano i dirigenti dell’Usr. Infine, nell’articolo si ricorda che la legge sulla “Buona scuola” ha esplicitamente previsto una delega al Governo “per la revisione della normativa relativa all’esame anche del secondo ciclo. Questo suggerisce di rivedere l’intero impianto dell’esame- si legge nell’articolo- con l’obiettivo di garantire procedure più semplici e più brevi, minori costi e uso più efficiente delle risorse, maggiore oggettività delle valutazioni delle competenze, maggiore multidisciplinarità nelle materie caratterizzanti il corso di studi, trasparenza e controllo”.

LE PROPOSTE

scuola_maturità_Giovani 9Alla luce di queste considerazioni, i dirigenti dell’Usr espongono quindi alcune idee, “maturate nel confronto con presidenti e commissari”: si tratta, specificano gli autori, di “riflessioni esclusivamente tecniche, in nessun modo riconducibili alle competenze proprie della politica”. Ad esempio, “la commissione di ciascuna classe potrebbe essere tutta interna”, scrivono i dirigenti dell’Usr, visto che il risultato dell’esame, anche con commissari esterni come ora, riproduce le valutazioni del Consiglio di classe. La funzione di presidente di tutte le commissioni di una scuola, inoltre, “potrebbe essere svolta da un dirigente scolastico con funzioni di garanzia”, suggeriscono gli autori, che in un altro punto propongono di terminare le procedure d’esame “entro il 30 giugno, termine ordinario delle attività didattiche”, facendole quindi rientrare nei compiti propri di ogni docente.

Si propone, poi, di affidare in tutto o in parte la seconda prova alla responsabilità della scuola, in chiave multidisciplinare, per poi “abolire l’attuale terza prova e sostituirla con una prova standardizzata nazionale”. Tra le idee “più radicali”, infine, si suggerisce di introdurre una “netta distinzione tra la funzione dello scrutinio finale della quinta classe e l’esame di Stato”: insomma, una volta superato, il quinto anno non dovrebbe comunque essere ripetuto anche in caso di esito negativo dell’esame. Nel frattempo, gli autori dell’articolo scattano una fotografia generale con più di una nota nera. Per cominciare, “i diplomati che non sanno scrivere e parlare in un italiano corretto sono ancora troppi”, così come “i ragazzi che noi diplomiamo hanno spesso significativi deficit di capacità comunicativa in inglese” e inoltre “siamo ancora indietro nella cultura diffusa matematica e scientifica”.

I DATI DELL’EMILIA ROMAGNA

Analisi più dettagliate sugli esami dell’anno scorso, dati alla mano, sono contenute negli altri articoli del numero monografico. Si riferisce, ad esempio, che in Emilia-Romagna circa il 4,4% degli studenti scrutinati (stessa percentuale dell’anno precedente) non è stato ammesso, all’incirca uno per classe, con percentuale equiparabile alla media nazionale. Viene sottolineato, poi, che “purtroppo” anche l’anno scorso “si è ripetuto il fenomeno delle dichiarazioni di impossibilità a svolgere gli esami da parte di presidenti e di commissari esterni, con successiva loro sostituzione”: un trend dalle dimensioni “preoccupanti”, visto che su 729 commissioni sono stati sostituiti 46 presidenti (di cui 23 con certificato medico) e che su circa 2.200 commissari esterni ne sono stati sostituiti 461 (di cui 305 con certificato).

A esami conclusi, in regione la percentuale dei diplomati è stata del 99,5% contro il 99,3% nazionale. Riguardo alla provenienza geografica degli studenti non italiani, “non vi sono rilevanti differenze nelle percentuali di studenti diplomati, che per tutte le aree geografiche non scende al di sotto del 98%”. I candidati diversamente erano 617, di cui 174 con prove differenziate: in 595 hanno superato l’esame e “per i rimanenti è verosimile che si sia trattato di una decisione progettuale di prolungamento della permanenza scolastica in accordo con le famiglie”. Nell’articolo, infine, si sottolinea che “è notevole che tra gli studenti con percorso non differenziato (cioè per obiettivi minimi) 16 risultino avere ricevuto la votazione di 100 su 100 e uno 100 e lode“.

di Maurizio Papa, giornalista professionista

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