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Hillary e Virginia, due donne capitali

di Barbara Varchetta, Pubblicista, esperta di Diritto e questioni internazionali

Pubblicato:11-06-2016 10:27
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:51

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di Barbara Varchetta,  Pubblicista, esperta di Diritto e questioni internazionali

Candidata alle presidenziali statunitensi, Hillary Clinton potrebbe diventare la prima donna della storia a governare gli USA: nota per essere la moglie del già presidente Bill, ha raggiunto, in oltre vent’anni, una serie di primati che hanno contribuito a renderla indipendente dall’ingombrante figura del suo consorte. E’ stata la prima first lady a vantare una brillante carriera professionale, la prima donna a divenire partner dello studio legale con cui ha collaborato sin dagli esordi della sua attività di avvocato, la più influente first lady dai tempi della Roosevelt ed ancora, la prima a manifestare interesse per la politica attiva al punto da essere eletta senatrice dello stato di New York; già candidata alle primarie nel 2008 e sopraffatta da un incontenibile Barack Obama, ha saputo attendere con pazienza che arrivasse la sua second chance e, dopo aver rivestito il ruolo di Segretario di Stato durante il primo mandato Obama, si è riproposta alle presidenziali che si terranno il prossimo Novembre. Con buone possibilità di uscirne vincitrice. Donna forte e dinamica, ha probabilmente fatto per la carriera del marito più di quanto quest’ultimo non abbia fatto per la sua…eppure per il mondo intero continua ad essere soltanto la moglie del più noto Bill!

I suoi detrattori sostengono che non sarà in grado di guidare gli USA, specie per ciò che attiene alla politica estera ed ai conflitti ancora aperti in molti territori.. forse dimenticando che l’alternativa ad una donna di tale spessore culturale e comprovata esperienza è il Trump d’America…


Anche in Italia sta per compiersi (probabilmente) un disegno finora inedito: Virginia Raggi potrebbe diventare il primo sindaco donna della capitale.

Situazione complessa per chi non ha un background politico costellato di esperienze nella gestione della Cosa Pubblica, per chi appartiene ad un partito poco strutturato (che riconosce ancora in Beppe Grillo il leader supremo), per chi necessita di continuo sostegno tecnico sui temi più svariati; ma anche in questo caso caparbietà ed abnegazione potrebbero fare la differenza e trasformare una politica in erba nel sindaco che i romani aspettano da decenni… se poi si considera che l’alternativa non sembra essere delle più allettanti, la strada per la Raggi è tutt’altro che in salita.

Certamente non rincuora i sostenitori della parità di genere in politica il principio (spesso dimostrato nei fatti) secondo il quale le donne riescono ad affermarsi soltanto se non si scontrano con competitors insidiosi e capaci, con dei veri trascinatori: il mondo è ancora a trazione maschile e la rivoluzione culturale in merito a queste tematiche stenta a compiersi.

Persistono i pregiudizi e lo scetticismo, ma qualcosa comincia a muoversi: sono tanti i Paesi europei che affidano i ruoli istituzionali più delicati alle donne, non a donne qualunque, ma alle più capaci, alle più intelligenti, a quelle con una formazione specifica che possa consentir loro di operare minimizzando i fattori di rischio e gli errori sul campo.

La classe dirigente italiana, invece, non ha ancora interiorizzato né attuato il teorema meritocratico, contribuendo a ridicolizzare il genere femminile affidandogli ruoli marginali o, ancor peggio, inadeguati per eccesso alle capacità possedute, determinandone così il fallimento.

La fase di selezione delle figure apicali o strategiche di un Paese deve basarsi su pilastri solidi caratterizzati dalla multifattorialità e tali da ricomprendere una grande competenza settoriale nonchè una cultura ampia e profonda .. E’ quanto ancora non accade in Italia!

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