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Lazio, Mattia (Pd): “Legge equo compenso per dire no al caporalato intellettuale”

Le parole di Eleonora Mattia del Pd, presidente della IX commissione consiliare del Lazio pari opportunità

Pubblicato:11-04-2019 10:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:21
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ROMA – “La legge sull’equo compenso, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, è la risposta della Regione Lazio ad un governo centrale il cui il concetto ‘uno vale uno’ si trasforma nello svilimento delle professionalità e della formazione universitaria, con migliaia di laureati che ogni anno lasciano il Paese. La crisi economica non ha risparmiato i liberi professionisti, vittime di interventi di riforma che, anno dopo anno, hanno generato una concorrenza al ribasso, con conseguente impoverimento dell’opera professionale prestata. Succede, quindi, che il bravo avvocato, il bravo medico, il bravo architetto, il bravo ingegnere arrivino al punto di non poter più sostenere le spese di gestione dello studio, della strumentazione, dei collaboratori. E succede che a lavorare rimangano solo le grosse firme, quelle già affermate, con ogni conseguenza che ne deriva in tema di lavoro giovanile. Succede, anche, che il Mef, uno dei Ministeri del Governo del Cambiamento, pubblichi avvisi per ricercare alte professionalità ‘a titolo gratuito’. Il che non è accettabile. Con questa legge abbiamo detto no al caporalato intellettuale”. Così in un comunicato Eleonora Mattia del Pd, presidente della IX commissione consiliare del Lazio pari opportunità. 

“Nel Lazio le disposizioni sull’equo compenso interessano circa 175 mila professionisti, motivo per cui questa legge, presentata dalla sottoscritta insieme al collega Salvatore La Penna, sia in commissione che in aula ha trovato la convergenza di tutte le altre forze politiche. In particolare, tra gli obiettivi che ci eravamo fissati, c’era quello di frenare l’incessante calo dei redditi dei professionisti italiani che, negli ultimi 12 anni, si è attestato al 19%. Il dato che preoccupa di più, però, è quello legato all’età e al genere, visto che il reddito medio di un professionista sotto i 40 anni arriva al 50% di quello di un over 45 mentre il reddito delle donne non va oltre il 56% di quello degli uomini. Nei limiti delle competenze legislative regionali, con questa legge- realizzata grazie alla determinazione del presidente Nicola Zingaretti e dell’assessore Claudio Di Berardino e alla condivisione di tutte le forze politiche- introduciamo strumenti per garantire che la Regione, le società controllate e gli enti strumentali riconoscano compensi equi ai professionisti dei quali si avvalgono. Allo stesso tempo si assicura al professionista di ricevere il pagamento delle spettanze dal privato, pena la sospensione del procedimento amministrativo in cui figura la prestazione del professionista. Una legge costruita su misura, visto che scaturisce da un proficuo ed intenso lavoro di confronto con tutti i professionisti, sia quelli organizzati in ordini, sia quelli privi di organismi di rappresentanza, tanto che siamo riusciti ad estendere l’equo compenso anche alle professioni non organizzate, per le quali non vi sono decreti ministeriali che fissano il compenso equo e a prevedere l’estensione del principio dell’equo compenso anche alle professioni sanitarie, che esercitano la propria attività a tutela della salute dei cittadini tutti”, conclude Mattia.


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