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I Mondiali antirazzisti si sdoppiano e vanno a Riace

I Mondiali antirazzisti, che in Emilia-Romagna si giocano dal 1997, vanno in trasferta a Riace dal 5 al 7 luglio. "Vogliamo dire a Lucano che siamo con lui e vogliamo che Riace apra nuovamente le porte", dicono gli organizzatori

Pubblicato:11-04-2019 14:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:21

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ROMA – I Mondiali antirazzisti, giunti alla 23esima edizione, si sdoppiano: quest’anno si svolgeranno prima a Bosco Albergati (nel modenese, dove la manifestazione va in scena dal 2011) e poi a Riace, la città calabrese “simbolo dell’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo”, come scrivono gli organizzatori dei Mondiali annunciando la novità.

“Vi avevamo parlato di sorprese per i Mondiali antirazzisti 2019- si legge sul sito della manifestazione- ed ecco svelato il mistero: i Mondiali si rinnovano e si moltiplicano“. Intanto, si dà notizia della creazione di un Almanacco antirazzista “dove trovare tutte le informazioni delle varie attività locali organizzate in Italia e Europa legate ai Mondiali”. Poi, per quanto riguarda l’edizione 2019, gli organizzatori comunicano che “apriremo le danze a Bosco Albergati dal 31 maggio al 2 giugno con il consueto torneo di calcio antirazzista su più campi in contemporanea, senza arbitro e con squadre miste, affiancato da quello di pallavolo”.



L’evento coinciderà con la giornata finale del Torneo Dimondi, un campionato non competitivo organizzato a Bologna da molti dei gruppi che partecipano ai Mondiali. Sarà “una versione un po’ ridotta dei Mondiali, rispetto allo scorso anno- spiegano gli organizzatori- perché saremo ospitati all’interno di Viver Verde, una festa per l’ambiente organizzata da Bosco Albergati, quindi tutta l’attenzione sarà puntata sugli eventi sportivi”.  Oltre ai due tornei, ci saranno anche attività libere di touch rugby e rugby, aperte a tutti.

Poi, dal 5 al 7 luglio, i Mondiali si trasferiranno a Riace, città “che è stata in grado di creare rapporti umani e lavoro, la cui comunità ha rimesso in piedi un paese destinato a sgretolarsi per mancanza di abitanti giovani”, scrivono gli organizzatori.

Quella del sindaco Mimmo Lucano “è una città in attesa di rinascere– continua la nota- e per questo i Mondiali hanno deciso di andare a Riace, perché crediamo in un modello di accoglienza che rispetti la dignità delle persone e che quindi riesca a dar loro lavoro, oltre che a una casa. Crediamo che sia possibile una convivenza pacifica fra culture differenti e che anzi questa porti dei benefici a tutti”.

Andando a Riace “vogliamo testimoniare a Lucano, alla fondazione per la rinascita di Riace, agli abitanti, agli operatori che noi siamo con loro e vogliamo che Riace apra nuovamente le porte“, scrivono gli organizzatori dei Mondiali: “Perché vorremmo che la nostra presenza festosa e colorata porti non solo allegria, ma vorremmo fosse la sperimentazione di un turismo sostenibile che permetta alle associazioni del luogo di rinascere e di ricominciare a fare accoglienza”.

I Mondiali antirazzisti nacquero nel 1997 a Montefiorino (Modena), da un’idea di Progetto Ultrà-Uisp Emilia-Romagna in collaborazione con l’Istituto storico per la Resistenza di Reggio Emilia. La manifestazione si è successivamente trasferita a Montecchio (Reggio Emilia) e poi a Casalecchio (Bologna), prima di approdare a Castelfranco Emilia nel parco di Bosco Albergati. Lì, raccontano gli organizzatori, nel 2018 si sono ritrovate 168 squadre di calcio, 40 di basket, 44 di pallavolo, 7.000 persone e 1.200 bambini dei centri estivi.

“Le nostre armi contro il razzismo non sono le parole, ma i fatti. Mischiamo persone di diverse culture. Coinvolgiamo- così si presentano i Mondiali- squadre che vengono da lontano, o che hanno fatto un lungo viaggio”: molte delle quali sono “formate da migranti accolti in strutture d’accoglienza”.


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