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Bologna. Tanta gente e nessuna contestazione al ricordo di Francesco Lorusso

Il collettivo Hobo aveva minacciato contestazioni alle istituzioni. Ha mandato solo una corona: "Nessuna memoria condivisa con i nemici di Francesco". I familiari e l'associazione si erano opposti: "Importante è rispettare la volontà della famiglia, che vuole la presenza delle istituzioni, le quali all'epoca si comportarono male"

Pubblicato:11-03-2015 15:31
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:10

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targa lorussoBOLOGNA – Nessuna contestazione, quest’anno, e tante persone- almeno un centinaio- in via Mascarella a Bologna per ricordare Francesco Lorusso, lo studente di 24 anni ucciso l’11 marzo di 38 anni fa durante il ’77 bolognese da alcuni colpi di pistola sparati da un Carabiniere durante una manifestazione di piazza. Non ci sono state contestazioni (‘vietate’ ieri espressamente con un comunicato stampa dall’associazione “Francesco Lorusso”, che aveva chiesto rispetto per i familiari dello studente ucciso e messo al bando “sceneggiate”) ma non ci sono stati nemmeno discorsi pubblici, come avveniva gli altri anni. Questa mattina non ha parlato Mauro Collina, ex di Lotta continua e volto storico del Prc bolognese, nonchè amico di Lorusso e presidente dell’associazione “Francesco Lorusso”; ma non hanno parlato nemmeno i rappresentanti delle istituzioni, contro i quali lo scorso anno- appunto- si erano scatenate scomposte contestazioni da parte dei collettivi (in particolare i ragazzi di Hobo).
Lo stesso fratello di Lorusso, Giovanni, molto scosso, nelle poche parole dette ai giornalisti si è schierato contro le contestazioni: “Io ho bisogno di fare la commemorazione di mio fratello, non sono qui per fare una manifestazione”, ha detto. E’ stata dunque una cerimonia sileziosa quella di stamattina, ma molto partecipata, più di altri anni: le persone, tra loro anche tanti giovani, sono rimaste in piedi in via Mascarella, a fianco del portico sotto cui c’è la lapide che ricorda la morte di Lorusso, per quasi due ore, a partire dalle 9.30.
lorusso coronaLa contestazione dei collettivi (annunciata in una nota stampa da Hobo) si è limitata ad una corona che recava la scritta “Nessuna memoria condivisa con i nemici di Francesco” (Foto) e firmata “Le compagne e i compagni del movimento”, appoggiata a terra a fianco di quelle degli “Amici di Francesco” e dell’Alma mater.

Verso i ragazzi dei collettivi (oggi presenti in via Mascarella), Collina ha ribadito il concetto: “Non volevamo che questo incontro diventasse una vetrina, in maniera strumentale, per qualcuno che legittimamente sta contestando piani repressivi e culturali. Le contestazioni sono legittime, figuriamoci, abbiamo detto che saremmo stati con loro mezz’ora prima e mezz’ora dopo, ma non qui“. Per Collina, “il punto è il rispetto per la volontà dei genitori di Francesco, Virginia e Agostino, e del fratello Giovanni, che hanno sempre voluto che le istituzioni che all’epoca ci avevano trattato male, schierandosi con Cossiga e non dando voce al dramma della morte di un ragazzo di 24 anni, ci fossero alla cerimonia, in una sorta di ‘chiediamo scusa’, per loro è importante”. Contestare e trasformare la cerimonia “in bagarre”, conclude Collina, “sarebbe stato strumentalizzare la morte di Francesco, e noi non lo avremmo accettato”.
La presidente del quartiere San Vitale, Milena Naldi, duramente attaccata l’anno scorso, dice di non essere d’accordo con la scritta sulla corona dei collettivi. “Io credo invece che la memoria debba essere condivisa da più persone possibile, e anche quella politica di rivendicazione e di libertà. Non sono d’accordo su quella scritta, ma ne prendo atto e la rispetto”, aggiunge Naldi, aggiungendo che se i ragazzi avevano voglia di esprimere quel concetto è giusto che l’abbiano fatto.
Corrado Melega, consigliere comunale che oggi rappresentava il Comune, si dice convinto che “le istituzioni debbano essere qui, anche facendosi un esame di coscienza e ricordando indietro le cose come non sono andate”. Lorusso? “Ognuno ha avuto le sue battaglie, ma chi muore come Francesco non dovrebbe morire, come del resto Carlo Giuliani. Queste sono morti per niente”.

Per l’Università di Bologna c’è il prorettore Emilio Ferrari, che vede nella cerimonia molto partecipata di oggi “un segnale molto positivo che certe idee non tramontano”. E aggiunge che “certi valori e certi ideali non sono patrimonio esclusivo di una parte o dell’altra, ma sono patrimonio di tutti”.
Sotto il portico di via Mascarella, sulla vetrata che ricopre la porzione di muro in cui si conficcarono i proiettili sparati contro Lorusso, quest’anno è stata apposta una targa nuova (Foto in alto): “I cerchi di gesso segnano i colpi d’arma da fuoco che i carabinieri esplosero contro Francesco Lorusso, l’11 marzo 1977, ferendolo a morte”. Sempre nell’ambito della commemorazione dello studente ucciso 38 anni fa, oggi pomeriggio, alla libreria Ambasciatori, verrà presentato il volume “Omicidio Francesco Lorusso. Una storia di giustizia negata” di Franca Menneas. “E’ una bella ricostruzione storiografica, l’autrice ha messo insieme tanti atti giudiziari, tutto quello che noi avremmo voluto diventasse un vero processo”, dice Collina, che torna a ribadire come la battaglia dell’associazione per avere “verità e giustizia” non si fermerà. “Si continua a sostenere che Tramontani fu l’unico a sparare, ma noi abbiamo sempre detto che non era vero. Sul muro ci sono 13 fori e la pistola di Tramontani aveva sette proiettili”, dice Collina. “Chi continua a sostenere questa storia, che la smettesse. Noi finora non siamo riusciti ad avere verità e giustizia, ma continuiamo ad andare avanti”. Sempre per le 18, i collettivi universitari hanno convocato un corteo per ricordare Lorusso che partirà da piazza Verdi.


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