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I numeri della space economy italiana

Il 2017 sarà ricordato come un anno d'oro per lo spazio made in Italy

Pubblicato:11-01-2018 13:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:20

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Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), si è aggiudicato l’edizione 2017 del Premio Space Economy dell’Asas, Associazione per i servizi le applicazioni e le tecnologie Ict per lo spazio, organizzato in collaborazione con le testate Airpress CorCom, per aver contribuito alle sviluppo delle potenzialità della space economy nazionale.

Ma quali sono i numeri della space economy made in Italy? L’Asi quota 1,4 miliardi di euro il giro di denaro legato allo spazio in Italia, 6mila i lavoratori specializzati nel settore e un ritorno di 4 euro per ogni euro investito. Gli ultimi due governi, riconoscendo il buon lavoro svolto, hanno aumentato in 5 anni il budget a disposizione dai 350 milioni di euro del 2015 ai 900 milioni previsti per il 2019.

L’anno appena trascorso verrà ricordato anche per l’approvazione in sede legislativa, da parte della Commissione attività produttive della Camera dei Deputati, del DDL Spazio. La nuova legge prevede, principalmente, che la direzione e il coordinamento delle politiche spaziali e aerospaziali vengono attribuiti alla Presidenza del Consiglio. Viene poi istituito un Comitato interministeriale che avrà il compito di definire gli indirizzi del governo in materia. Con questa approvazione  si conferma e si rende sistema un’impostazione che è stata determinante nell’affrontare con successo la messa a punto del piano stralcio Space Economy e numerosi altri importanti interventi di settore. Un passo importante per dare maggiori servizi all’utenza, per garantire le infrastrutture spaziali necessarie per la crescita del settore spaziale, per renderlo sempre più competitivo in sede internazionale.  


Il presidente dell’Asi Roberto Battiston ha ricordato che “La cabina di regia, che ha visto il  coinvolgimento dell’ASI, degli attori istituzionali e della Presidenza del Consiglio ha permesso risultati visibili , come il significativo incremento degli addetti dell’industria spaziale, un ritorno industriale del 30%  rispetto agli investimenti fatti dall’Italia in Commissione Europea, il successo dell’ingresso in borsa di Avio con il progetto Vega, la sottoscrizione di programmi ESA ambiziosi come Space Rider,  il prossimo lanciatore europeo Vega-C il completamento della missione ExoMars 2020, le attività del programma Stazione Spaziale Internazionale ed i progetti tecnologici sviluppati in ambito ESA”.

Le industrie italiane dello Spazio

Grandi risultati sono stati raggiunti anche dalla Thales Alenia Space Italia che ha raddoppiato il volume dei propri investimenti dai 50 milioni di euro del 2011 ai 100 attuali, riuscendo ad intercettare 2,5 miliardi di euro degli oltre 140 miliardi di euro del volume di affari generato dal settore spaziale mondiale. 

Un anno in cui la Thales ha saputo stringere accordi strategici. Il 30 novembre ha siglato con l’Esa, l’European space agency, l’intesa per lo sviluppo preliminare nello stabilimento di Torino dello Space Rider, il sistema di trasporto riutilizzabile a bassa orbita terrestre europeo di nuova generazione. Il 14 dicembre sigla tre contratti nell’ambito delle attività Next Space Technologies for Exploration Partnership con le società statunitensi Boeing, Lockheed Martin e Orbital ATK, per sviluppare a le competenze necessarie per far fronte agli obiettivi di esplorazione umana nello spazio della Nasa e per riportare l’uomo sulla Luna, contribuendo mediante la costruzione delle strutture abitate della Iss e i suoi moduli pressurizzati Cygnus di rifornimento.

La concorrenza in ambito spaziale sta diventando sempre più competitiva, basti pensare alla Space X di Elon Musk, a Blue Origin di Jeff Bezos o alla Virgin Galactic di Richard Branson, ma nonostante questo l’Italia continua a giocare un ruolo da pivot in materia di aerospazio.

Come confermato anche da Giulio Ranzo Ceo di Avio, l’azienda con base a Colleferro, che ha dichiarato recentemente: “Noi come Avio competiamo e combattiamo sul mercato con visionari come Elon Musk: a volte perdiamo ma a volte vinciamo. La quotazione in Borsa di Avio– ha aggiunto– è una buona notizia, ci consentirà di competere sul mercato anche con investimenti privati”. Il gioco, spiega Ranzo, “si basa prima sul prezzo e l’affidabilità, quindi sull’accuratezza con cui si posizionano in orbita i satelliti: Google ha scelto noi, e non un razzo Usa, per portare nello spazio i suoi mini satelliti SkySat”.

I 10 anni di Cosmo SkyMed

Il 2017 è stato anche l’anno del decimo compleanno di Cosmo SkyMed, il più ambizioso programma di osservazione satellitare terrestre mai realizzato dall’Italia per la prevenzione dei disastri ambientali, per lo studio della superficie terrestre e per la sicurezza.
Il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari, con i suoi quattro satelliti, “occhi” in grado di scrutare la Terra dallo spazio, metro per metro, di giorno e di notte, con ogni condizione meteo. Per aiutare a prevedere frane e alluvioni, a coordinare i soccorsi in caso di terremoti o incendi, a controllare dall’alto le aree di crisi.
Sviluppato dall’Agenzia Spaziale Italiana in cooperazione con il Ministero della Difesa, COSMO SkyMed si basa su una costellazione di quattro satelliti identici, dotati di radar ad apertura sintetica (SAR) che lavorano in banda X (in grado quindi di vedere attraverso le nuvole e in assenza di luce solare). Il sistema è in grado di effettuare fino a 450 riprese al giorno della superficie terrestre, pari a 1.800 immagini radar, ogni 24 ore.

La realizzazione di COSMO-SkyMed ha già consentito all’Italia importanti accordi internazionali nel campo dell’osservazione della Terra nell’ambito militare e civile, in particolare con la Francia e con l’Argentina. Con quest’ultimo paese l’Agenzia Spaziale Italiana ha in corso una collaborazione nel settore civile per la realizzazione del sistema SIASGE, Sistema Italo-Argentino di Satelliti per la Gestione delle Emergenze, nato nel 2005 da un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la sua omologa argentina (CONAE).

Galileo: il Gps europeo

Fino ad oggi il sistema Gps che guida i nostri navigatori dipende dalla costellazione americana Global Positioning System, ma dal 2016 anche l’Europa ha un proprio sistema di satelliti ancora più accurato. Il programma Galileo fu avviato ufficialmente il 26 maggio 2003 con l’accordo tra l’Unione europea e l’Agenzia Spaziale Europea, al quale l’Italia partecipa con le aziende Leonardo, Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) e Telespazio (Leonardo-Thales). I 30 satelliti hanno iniziato ad essere messi in orbita a partire dal 2011 con un costo stimato in 3 miliardi di euro, comprese le infrastrutture di terra, da realizzarsi tra il 2007 e il 2008. Il 12 dicembre 2017, dalla base di Kourou, in Guyana francese, sono stati lanciati altri 4 satelliti con il razzo europeo Ariane 5. Il lancio degli ultimi 4 satelliti, nel 2018, renderà i servizi ancora più accurati segnando un avvicinamento sostanziale alla fase pienamente operativa del sistema.

I piani per il 2018

L’agenda spaziale per il 2018 è fitta di appuntamenti. Si parte a marzo quando la Nasa rinforzerà il suo impegno per cercare di comprendere i segreti di Marte, lanciando InSight un lander che avrà il preciso scopo di fare delle trivellazioni sulla superficie del pianeta rosso.

Per quanto riguarda l’Italia sarà l’anno di BepiColombo, la prima missione europea diretta verso Mercurio, il pianeta più piccolo del Sistema solare e il più vicino al Sole. La missione è il frutto della collaborazione tra l’agenzia spaziale europea e l’agenzia spaziale giapponese Jaxa, con il compito di far luce sulle caratteristiche del pianeta per studiare, tra le altre cose, il suo campo magnetico e la sua tenue atmosfera, sopportando temperature di circa 350°.

Continua anche la caccia agli esopianeti grazie a Cheops, la missione dell’Esa, per caratterizzare in dettaglio gli esopianeti in orbita intorno a stelle luminose, indirizzando lo sguardo verso stelle intorno cui sappiamo già che si trovano esopianeti.

L’Esa manderà in orbita anche il Solar Orbiter, la sonda che si spingerà fino a raggiungere circa un quarto della distanza che ci separa dal Sole. A lei sarà affidato il compito di studiare da vicino la nostra stella cercando di far luce su fenomeni come il vento, le eruzioni solari e l’atmosfera solare magnetizzata.

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