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‘Strinarte’, l’Istituto per il restauro arriva in tv: “Importante condividere, nulla deve rimanere elitario”

Claudio Strinati sceglie l'Iscr per ambientare il suo nuovo programma, 'Strinarte', che da mercoledì su Rai 5 racconterà la storia dell'arte italiana

Pubblicato:11-01-2016 17:11
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:46

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ROMA – La sua scrivania, i suoi ospiti e, sullo sfondo, i laboratori dove le opere vengono restaurate, perché “la materialità è il veicolo per la spiritualità” e va conservata e condivisa. Claudio Strinati sceglie l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro per ambientare il suo nuovo programma, ‘Strinarte’, che da mercoledì su Rai 5 racconterà la storia dell’arte italiana, dalle opere più celebri a quelle meno conosciute.

E se gli ambienti dell’ex Carcere di San Michele fanno da set alle dieci puntate, i restauratori e gli esperti Iscr svelano i segreti della conservazione e delle tecniche di esecuzione, dalla scultura alla pittura, dal mosaico all’affresco, perché “nulla deve rimanere più in questo campo come un tema elitario”.

Per sei mesi, l’Istituto romano è stata la casa di Strinati e della produzione Rai. “Avevo il desiderio di essere qui, in questo Istituto, per rimarcare l’aspetto materico dell’opera d’arte- ha detto Strinati presentando oggi il programma proprio al San Michele, a Roma- per un motivo di mia identificazione: io vengo da questo filone, all’università sono stato allievo di Cesare Brandi, fondatore dell’Istituto del Restauro“. E allora “il fatto che lo studio del conduttore di ‘Strinarte’ sia questo luogo- ha aggiunto- ha per me un significato particolare, ma potrebbe averlo anche per ogni spettatore sensibile a questo argomento. Perché quando si parla di arte, si parte e si torna qui: sull’opera e sulla sua materialità, su cui si esercita la conservazione e la tutela. E la materialità è il veicolo per la spiritualità”.


Si comincia mercoledì alle 21.15 con una delle opere più importanti e misteriose dell’intero Quattrocento europeo: il Trionfo della Morte, conservato a Palazzo Abatellis, a Palermo. E’ un affresco staccato su cui l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro è intervenuto due volte, all’epoca di Brandi e tra la fine degli Settanta e l’inizio degli Ottanta: “Sicuramente un’opera veramente di grande eccellenza, che ha costituito il modello per altre opere successive”, ha spiegato all’agenzia Dire il direttore dell’Iscr, Gisella Capponi.

Per lei e per tutto l’Istituto “aver portato qui la narrazione della storia dell’arte fatta da Strinati ha avuto un significato importante, perché è fondamentale avvicinare e condividere con il grande pubblico la conoscenza delle attività di studio, ricerca, conservazione e restauro che l’Istituto svolge  fin dalla sua fondazione, nel 1939, voluta da Cesare Brandi e Giulio Carlo Argan”.

E la collaborazione tra ‘Strinarte’ e l’Iscr vuol dire anche “arricchire la storia dell’arte con la storia materiale delle opere e affrontarne così la conoscenza attraverso le loro tecniche di esecuzione- ha tenuto a dire Capponi- anche per evidenziare i problemi conservativi e poter ripercorrere insieme i vecchi restauri”. Come accade nella puntata dedicata alla Flagellazione di Piero della Francesca nella Galleria nazionale delle Marche a Urbino, ricorda il direttore, “o nel secondo appuntamento, quello sul Masaccio, in cui sono state ripercorse le tecniche della bottega dell’artista e in cui la nostra restauratrice Albertina Soavi ha illustrato i sistemi di dorature”.

Ma la serie di ‘Strinarte’ per l’Iscr è anche un modo per lanciare un messaggio al grande pubblico: “Vogliamo fare in modo che il tema della conservazione sia un tema condiviso- ha detto infine Capponi- perché la società ha bisogno di condivisione. Nulla deve rimanere più in questo campo come un tema elitario. Serve la condivisione di tutti, altrimenti non salveremo il nostro patrimonio“.

Un messaggio sottoscritto anche dal direttore di Rai 5, Pasquale D’Alessandro: “Il connubio tra Rai 5, Strinati e l’Istituto non è stato soltanto contesto, ma anche testo. Per la costruzione della trasmissione il contributo dei singoli operatori è stato fondamentale e per sei mesi- ha detto durante la conferenza stampa al San Michele- questa è stata casa nostra. Ma se non si intende bene che cos’è la conservazione del patrimonio artistico- ha aggiunto- c’è poco da fare trasmissioni televisive. Per questo abbiamo anche voluto rendere testimonianza in tv di questo straordinario, importante e imprescindibile lavoro che viene fatto in questo luogo che ci ha ospitato”.

IN ONDA DA MERCOLEDI’ – Con un profilo alla Alfred Hitchcock, a cui ammette di essersi ispirato, Strinati accoglie il pubblico di Rai 5 e lo guida alla scoperta delle opere che lui stesso ha scelto per le dieci puntate e che ritiene “particolarmente importanti per l’arte italiana”.

Si tratta di una “specie di format”, un “modello costante” seguito per tutti gli appuntamenti: “Prima una visita dell’opera insieme agli esperti- ha spiegato- poi nel mio studio allestito all’Istituto di San Michele che ho immaginato come il luogo in cui faccio la mia ricerca sull’opera. Dunque, la trasmissione prosegue con esperti e argomenti esaminati con studiosi di tante discipline”. Sì, perché per Strinati “l’arte è un grande contenitore dentro cui si mettono tante informazioni”.

Dopo il primo appuntamento di mercoledì con una delle opere più importanti e misteriose dell’intero Quattrocento europeo, il Trionfo della Morte, conservato a Palazzo Abatellis, a Palermo, ‘Strinarte’ prosegue a Firenze con la Trinità di Masaccio in Santa Maria Novella, e poi la Flagellazione di Piero della Francesca nella Galleria nazionale delle Marche a Urbino (1440 circa), quando Strinati ospiterà, tra gli altri, Silvia Ronchey, dell’università di Roma Tre, e Giulia Galotta, biologa Iscr.

La quarta puntata “per me è molto cara- ha detto lo studioso presentando gli appuntamenti- e riguarda un artista che ho tanto studiato: Federico Zuccari e gli affreschi delle Storie di San Giacinto in Santa Sabina a Roma“. La quinta sarà a Mantova con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, gigantesco dipinto, del primo Seicento, di Domenico Fetti. Tra gli ospiti, anche l’astrologo Paolo Fox e il professore Bruno Mazzone, architetto Iscr.

‘Il cielo e la terra’ è il titolo della sesta puntata dedicata all'”immensa architettura” del Duomo di Salerno, mentre la settima è ambientata a Bologna e si chiama ‘Vincitori e vinti’ e protagonista è il pittore di origine lombarda Pellegrino Tibaldi, uno dei massimi esponenti del ‘manierismo’.

Torino ispira ‘Lato oscuro’, il titolo dell’ottava puntata che ‘Strinarte’ dedica alla storia della Sindone e della Cappella della Sindone. E se l’ultima, la decima, è ad Arezzo ed è dedicata al “nume tutelare della trasmissione”, il padre della storia dell’arte Giorgio Vasari, la nona puntata vede Strinati prima a Venezia, poi a Tormarancia, a Roma: tutto parte da Giambattista e Giandomenico Tiepolo, padre e figlio, entrambi pittori ed entrambi sommi artisti. L’album di disegni con la vita di Pulcinella che Giandomenico fece come Divertimento per i ragazzi alla fine del Settecento. Una forma di ‘comunicazione’ che Strinati associa a esperienze contemporanee, come i murales di Tormarancia, veri e propri affreschi capaci di parlare ai giovani di ogni estrazione sociale. “Mi sono divertito, sono stati incontri esilaranti che offrono momenti di riflessione”, ha detto raccontando il suo viaggio a Tormarancia. Del resto, per Strinati “mitizzare l’arte è un errore, ecco perché per questa trasmissione ho fatto un proclama personale: abolire la parola straordinario. Questo aggettivo non ha senso- ha detto infine- non vuol dire nulla, perché tutto ciò che esiste è ordinario, anche i miracoli di Cristo. Come? Guardate la trasmissione…”.

di Nicoletta Di Placido, giornalista professionista

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