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Mensa scolastica, pasto libero a Bologna. Ma la Ausl ‘vieta’ salse e bibite

L'appello di Guberti alle famiglie: "Ci sia coerenza con le linee regionali"

Pubblicato:10-11-2016 16:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:17

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pastaBOLOGNA  – Pasto libero sì, ma ketchup e bibite restino al bando. Via libera, invece, alla pizza al pomodoro e al panino.

La sentenza della Corte d’appello di Torino avrà anche aperto le porte alla possibilità di far pranzare i bimbi a scuola con il cibo portato da casa, ma per l’Ausl di Bologna ci sono alcuni paletti che le famiglie sono comunque chiamate a rispettare.

In attesa di indirizzi chiari su come gestire la novità, quelli dell’Ausl sono di fatto “suggerimenti”, come li definisce Emilia Guberti, direttrice del Servizio igiene alimenti e nutrizione (Sian), intervenendo oggi in Comune ad una seduta di commissione.


Il pasto fornito dalla ristorazione collettiva “è lo standard che come Regione e come Ausl abbiamo individuato per assicurare un’alimentazione bilanciata dal punto di vista nutrizionale e anche igienico”, premette Guberti, ribadendo che questa opzione è quella “preferibile”.

Emilia Guberti

Emilia Guberti

Detto questo, vista la sentenza, va comunque sottolineato che la nuova possibilità deve comunque restare inserita “in un percorso più complessivo di educazione alimentare– raccomanda la dirigente dell’Ausl- che coinvolga genitori ed insegnanti per orientare i ragazzi verso corrette abitudini alimentari”. In questo contesto, il ruolo della famiglia “resta fondamentale, anche nella responsabilizzazione dei ragazzi in merito ad una corretta gestione del pasto consumato a scuola”, aggiunge Guberti. Detto questo, portare il pasto da casa “deve trovare le condizioni necessarie nell’ambito dell’organizzazione scolastica e nel rapporto che riguarda la ristorazione collettiva”, aggiunge Guberti: “Si dovranno creare le condizioni per non interferire sulla normale attività e questa è una competenza che ricade sull’amministrazione scolastica, su chi organizza la vita della scuola”.

Per quanto riguarda l’Ausl, “manteniamo la nostra disponibilità a collaborare con tutte le varie componenti, con l’ente locale che assicura la ristorazione e con la scuola- continua Guberti- per continuare a proporre ai ragazzi un’alimentazione che sia igienicamente sicura ed equlibrata dal punto di vista nutrizionale”.

Nello specifico, se sugli aspetti organizzativi “non entro”, precisa Guberti, dal punto di vista igienico e nutrizionale “crediamo debba esserci coerenza coerenza tra il pranzo portato da casa con linee di indirizzo regionali”. Piramide alimentare e stagionalità, ad esempio, vanno preservate anche se il rischio, avverte Guberti, è di ritrovarsi con pasti “un po’ monotoni” e simili al piatto sostitutivo che la mensa fornisce nei giorni di sciopero.

E dunque: innanzitutto la scelta va orientata verso alimenti a basso rischio igienico, non facilmente deperibili, come ad esempio pasta e riso con verdure, farro, insalata con verdure e legumi, pizza al pomodoro, panini, frutta.

Poi si sconsiglia l’utilizzo di salse di ogni tipo (come maionese e ketchup) e di alimenti dolci aggiuntivi, in particolare a base di creme.

Da bere? Meglio limitarsi all’acqua.

Infine, l’Ausl consiglia l’uso di contenitori termici per la conservazione dei cibi. Tutto ciò mentre sul territorio dell’Ausl di Bologna, nel triennio 2013-2015, si è osservato un “progressivo miglioramento dell’offerta nutrizionale del pasto servito”, ricorda Guberti: se nel 2013 si registrava un 28,4% di tabelle con aderenza parziale alle linee guida regionali, nel 2015 si è raggiunta una “adesione totale” e i miglioramenti più significativi riguardano la frequenza dei legumi, la varietà dei cereali e la riduzione delle volte in cui vengono proposti i salumi.

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