NEWS:

Malattie del sonno, attenzione a pennichella e alla tavola

L'intervista al colonello Lupardini, direttore del dipartimento interforze medicina militare legale

Pubblicato:10-07-2018 10:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:21
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – E’ arrivata l’estate e le alte temperature rendono difficile dormire. Ma dormire tanto o dormire bene? E’ questa la domanda che affligge la popolazione degli insonni o di quanti credono di esserlo. Il colonnello Maurizio Lupardini, psichiatra, psicoterapeuta e direttore del Dipartimento Interforze di Medicina Legale, intervistato dalla Dire negli ambulatori della Cecchignola, non ha dubbi: l’importante e’ dormire bene. “Durante il periodo estivo, le alte temperature, ma anche le abitudini che si hanno a tavola, in questa stagione dell’anno, possono incidere sulla qualita’ del sonno. La famosa siesta, o ‘pennichella’ come la chiamano i romani, puo’ comportare problematiche sul sonno. Molti credono di essere insonni perche’ non dormono otto ore, ma il sonno ristoratore e’ cosa diversa”. Stanchezza nel corso della giornata, eccessiva sonnolenza anche dopo un pasto leggero, difficolta’ di concentrazione e un aumento di peso sono spie di quando non si dorme bene. “Il ben dormire- ribadisce il colonnello- e’ una vera e propria medicina“.

Il sonno ha anche un’importante dimensione sociale in termini di sicurezza e vigilanza. E ancora una volta il rischio sale in estate, perche’ sono le lunghe giornate estive che inducono a dormire meno. Lavori di precisione o chi deve mettersi alla guida: gli ambiti di maggior rischio. “Il riposo quotidiano pomeridiano- chiarisce lo psichiatra- che non deve mai essere piu’ lungo di 20/25 minuti, puo’ essere una soluzione. La ‘siesta’, infatti, non puo’ essere troppo lunga, non bisogna passare mai alla fase del sonno profondo perche’ questo puo’andare ad incidere sulla veglia durante la giornata e sulla qualita’ del sonno notturno”.


Cellulare, tv e tablet, invece, devono rimanere fuori dalla camera da letto. “Allertano molto il nostro cervello e le aree attentive e producono difficolta’ ad addormentarsi. Possono passare fino a 40 minuti da quando li spegniamo a quando ci addormentiamo. La luce diretta di questi dispositivi– spiega ancora lo psichiatra- attiva infatti i centri del risveglio e impedisce la produzione di melatonina, l’ormone che ci aiuta nelle prime fasi del sonno. E staccare il cervello dall’essere troppo connessi aiuta”. 

In tanti per dormire ricorrono a farmaci. 
“Il farmaco- sottolinea Lupardini- va preso quando serve e deve essere prescritto dallo specialista. L’insonnia patologica va trattata in questo modo ed e’ comunque utile associarvi dei corretti comportamenti di igiene del sonno”. Per tutti gli altri disturbi, laddove non serve il farmaco, possono aiutare piccoli stratagemmi. “Una buona musica, mettersi in poltrona o nel letto e lasciar vagare la mente, allentare le connessioni con il mondo intorno. Esistono anche molti fitoterapici in omeopatia o omotossicologia che possono aiutare il sonno. Importante e’ distinguere tra chi ha difficolta’ ad addormentarsi, chi ha frequenti risvegli o chi uno precoce. Fatta questa mappa il medico interviene e in prima battuta senza farmaci”.

Questo il vademecum che traccia lo psichiatra, che raccomanda di non rimanere a letto se non si riesce a dormire perche’ peggiora lo stato di stress e, aggiunge, “puo’ aiutare una passeggiata, la meditazione, la temperatura della camera da letto non elevata (intorno ai 20 gradi), non mangiare salato ne’ piccante, limitare te’, caffe’ e bevande nervine e anche lo zucchero che se va bene al risveglio- conclude- nelle ore serali non e’ amico di Morfeo”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it