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Ambiente, Galletti: “Codice non ha funzionato”

ROMA - "Oggi bisogna prendere atto che il

Pubblicato:10-06-2016 14:32
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:51

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ROMA – “Oggi bisogna prendere atto che il Codice dell’Ambiente, che voleva essere un punto di riferimento fisso e determinato per le politiche ambientali, non sia riuscito a cogliere appieno questa funzione“. Lo dice il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, intervenuto oggi a Roma al convegno AidaAmbiente per parlare del Codice dell’Ambiente a 10 anni dalla sua approvazione. “Nonostante la sua non esaustività e le innumerevoli modifiche che lo hanno riguardato”, il Codice dell’Ambiente rappresenta “un riferimento normativo ancora saldo ed effettivo all’interno del nostro ordinamento”, dice Galletti.

G. Galletti


“La cristallizzazione del diritto dell’Ambiente è per sua natura complessa- prosegue il ministro- e oggi, ancor più di dieci anni fa, il diritto dell’ambiente incide direttamente sulla vita delle persone, regola aspetti di primaria importanza per garantire a tutti un’esistenza dignitosa”. Le decisioni prese dallo Stato in campo ambientale “sono spesso portatrici di una forte incidenza nei confronti delle funzioni degli altri enti territoriali, ed in particolare delle Regioni. Ciò presuppone, come è giusto che sia, la collaborazione, la consultazione, il confronto con gli enti territoriali- dice Galletti- questo non può però in alcun modo significare far perdere efficacia alle decisioni da adottare, tanto più che tali decisioni sono il più delle volte chiamate a offrire soluzione a grandi priorità e urgenze che, se non affrontate in tempo, possono mettere a rischio l’incolumità delle persone e dei territori”.

dissesto idrogeologicoIl ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti pensa “al dissesto idrogeologico in primis, ma anche alla gestione dei rifiuti e al tema della depurazione, che espongono l’Italia a pesanti multe da parte dell’Europa”. Per queste ragioni il governo sta ricorrendo ai poteri sostitutivi di cui è titolare “per rimediare alle inadeguatezze regionali e locali” per le opere di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue e per la bonifica delle numerosissime discariche abusive “per le quali siamo stati condannati in sede europea”. Altro problema è rappresentato dall’eccessiva burocrazia. “Ce ne siamo resi conto sul tema del dissesto idrogeologico- dice Galletti- progetti e risorse ferme nei cassetti per decenni, a causa di lungaggini burocratiche e balletti di competenze, hanno rinviato gli interventi necessari consegnandoci un Paese più insicuro di quanto già la sua complessità geomorfologica non lo abbia determinato. Tra i nostri primi atti di governo, non a caso, c’è stato quello di rendere i presidenti di Regione Commissari Straordinari al Dissesto e di sostituire tutti gli adempimenti necessari all’apertura dei cantieri con un atto unico del Presidente-Commissario”.

Per questo motivo oggi è necessario adeguare la nostra legislazione alle grandi sfide globali che ci attendono. Pare allora necessario rivedere sia il decreto legislativo 152 del 2006 che le altre normative ambientali più importanti- prosegue il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti- non è impresa da poco, ma è necessario costruire un tessuto normativo credibile per fronteggiare le complesse sfide che pone il diritto dell’ambiente, anche tenendo conto delle profonde trasformazioni costituzionali che sono in corso”. La Cop21 di Parigi “ha cambiato profondamente le prospettive ambientali e insieme economico-sociali del Pianeta. Quell’intesa ci impone, nel quadro dell’accordo europeo, di andare verso l’economia circolare, di ridurre le emissioni e gli sprechi di risorse naturali, di accelerare la transizione verso le energie rinnovabili“.

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