ROMA – E’ tornata a casa, Samantha Cristoforetti. L’atterraggio della navicella Soyuz è correttamente avvenuto nella steppa del Kazakhstan.
Il viaggio era iniziato regolarmente alle 12.20 ora italiana. La navicella Soyuz si è correttamente distaccata dalla Stazione spaziale internazionale per riportare sulla Terra i membri della Expedition 42, tra cui l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti.
Insieme ai colleghi, il russo Anton Shkaplerov e lo statunitense Terry Virts, il capitano Cristoforetti ha toccato il suolo del Kazakhstan dopo tre ore di viaggio.
L’ultimo tweet prima di partire per la Terra
So long… and thanks for all the fish! #Futura42 pic.twitter.com/zBei4SbMQx
— Sam Cristoforetti (@AstroSamantha) 11 Giugno 2015
LE FASI DEL VIAGGIO – Le operazioni sono tutte automatiche: la navetta Soyuz, una sorta di taxi per gli astronauti, si è separata dalla Stazione spaziale internazionale, allontanandosene ma restando sempre nella stessa sua orbita. Dopo aver percorso un’orbita e mezza, avverrà il cosiddetto deorbit burn (ore 14:51), un’operazione che permette alla Soyuz nei successivi minuti di scendere e rallentare fino a intercettare l’atmosfera terrestre. Intorno ai 140 chilometri da Terra i moduli della navetta si separano: due si disperdono nell’atmosfera, quello su cui viaggia l’equipaggio prosegue la sua corsa. Quando mancano una decina di chilometri si aprono i due paracadute della Soyuz, la quale decelera fino ai 20 chilometri orari. A pochi minuti dall’atterraggio, previsto per le 15:43, si accendono anche i retrorazzi per potenziare l’effetto di frenata. “A quel punto la Soyuz è stata già intercettata dagli elicotteri russi, con personale russo ed europeo a bordo, pronti ad arrivare sul luogo esatto. In ogni caso- spiega la responsabile unità volo umano spaziale dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Delfina Bertolotto-, appena la Soyuz tocca terra manda immediatamente segnali per essere intercettata”. L’impatto “sarà come quello di una 500 che si scontra contro un tir a folle velocità”, sintetizzano dall’Asi riprendendo l’immagine suggerita dall’astronauta italiano Paolo Nespoli e poi confermata da Parmitano.
A quel punto interviene il personale giunto sul posto, si apre il portellone e gli astronauti vengono aiutati ad uscire. Come già fu per Luca Parmitano, Samantha Cristoforetti lascerà per ultima la Soyuz. Subito dopo l’uscita foto e video di rito e il trasferimento in tenda, dove, “spogliati della tuta- prosegue Bertolotto-, si procede alle analisi e alla verifica delle condizioni di salute“.
Il tempo di una cerimonia con le autorità kazake e Cristoforetti e Virts saranno imbarcati su un volo diretto a Houston, Stati Uniti, dove inizieranno un programma di riabilitazione alla vita sulla Terra e continueranno ad essere ‘cavie’ per studiare le modifiche che subisce il corpo sottoposto a più di sei mesi (la missione è durata 200 giorni) di microgravità.
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