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Deficit confermato al 2,6%, nonostante il buco causato dalla Corte Costituzionale sulle pensioni

[caption id="attachment_5540" align="alignleft" width="300"] P. Padoan[/caption] Il decreto varato dopo

Pubblicato:10-06-2015 14:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:22

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P. Padoan

P. Padoan

Il decreto varato dopo la sentenza della Corte Costituzionale che aveva giudicato illegittimo il blocco delle pensioni superiori a tre volte il minimo consente di centrare tutti gli obiettivi di finanza pubblica previsti dal Def e confermati dalla Commissione europea. Il deficit di quest’anno resta confermato al 2,6% del pil. E’ quanto emerge dalla relazione, firmata dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che il governo ha trasmesso alla commissione Bilancio della Camera.

Le misure approvate dal Cdm prevedono di utilizzare “il margine di miglioramento tendenziale evidenziato nelle stime del Def – in misura minimale – negli anni successivi” e “di ricondurre il nuovo scenario tendenziale entro gli obiettivi programmatici indicati nel Documento programmatico di aprile”, spiega la relazione.

“Restano fermi pertanto i livelli del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato fissati nella legge di stabilità 2015”, si legge. “Il provvedimento di assestamento per il medesimo anno terrà conto degli effetti del decreto legge nonché quelli derivanti dal nuovo quadro di finanza pubblica.
A seguito del decreto legge, il rapporto programmatico tra l’indebitamento netto e il pil nel 2015 risulterà pertanto confermato al 2,6%. Per gli anni successivi restano sostanzialmente invariati i valori di indebitamento in rapporto al PIL previsti nel quadro tendenziale, pari all’ 1,4% nel 2016 e allo 0,2% nel 2017. Per il 2018 e il 2019 si conferma la previsione di un avanzo di bilancio pari rispettivamente allo 0,5% e allo 0,9%”.


Migliora invece, rispetto alla previsione del Documento programmatico, “la variazione dell’indebitamento netto strutturale che, tenuto conto del pagamento di una quota relativa agli arretrati 2012-2014 che potrebbero essere considerati come una tantum, stante le decisioni che dovranno essere assunte dalla Commissione Europea nel 2015 rispetta pienamente il requisito dello 0,25% previsto dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine”.

Quindi “la conferma dei valori dell’indebitamento netto già approvati con risoluzione dalle Camere e valutati positivamente dalla Commissione europea nell’ambito della formulazione delle Raccomandazioni del Consiglio Europeo sul Programma Nazionale di Riforma e sul Programma di Stabilità di ciascun Paese consentirà all’Italia di rispettare pienamente il quadro delle regole europee e nazionali”, conclude la relazione.

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