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Le sigarette illecite rubano allo Stato 800 milioni, confermato il legame tra consumo e disoccupazione

L'Italia è al secondo posto per consumo di tabacco su 30 stati, ma al 21esimo per quello illegale, con una media di 6 sigarette illecite su cento

Pubblicato:10-05-2017 16:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:12

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ROMA – “Il contrabbando di tabacco in Italia è un fenomeno più contenuto e ridotto se si guarda agli altri paesi Ue – al 21esimo posto, con 6 sigarette illegali su 100 – ma sottrae ancora 800 milioni di euro all’anno alle casse dello Stato. Un’attività che si sta evolvendo e che si fa sempre più specializzato”. Lo spiega Andrea Di Nicola, socio fondatore e membro del CdA di Intellegit, Università degli Studi di Trento, che ha partecipato alla redazione dello studio: ‘L’Italia del Contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo’, presentato a Roma presso la sede della Società Geografica Italiana, con il contributo di British American Tobacco Italia.

L’Italia è al secondo posto per consumo di tabacco su 30 stati, ma al 21esimo per quello illegale, con una media di 6 sigarette illecite su cento. Se l’Italia si pone al di sotto del consumo illecito della maggior parte degli altri Stati europei, dove in alcuni casi si supera il 15% (come in Irlanda, Grecia e Regno Unito) o addirittura il 20% (come in Lettonia e Norvegia), il contrabbando di sigarette resta comunque un fenomeno criminale non privo di conseguenze. Come emerge dal rapporto, i 4,6 miliardi di sigarette illegali consumate in Italia nel 2015 – che rappresentano il 5,8% del consumo totale – hanno causato un “buco” nelle casse dello Stato di circa 822 milioni di euro in mancati introiti erariali.

ILLICIT WHITE, ECCO COS’E’

Senza considerare le molteplici implicazioni che prodotti non garantiti e controllati possono avere per il consumatore. Sebbene l’italia rappresenti sul tema un paese virtuoso, De Nicola evidenzia i punti critici, come il consumo del tipo ‘Illicit White’ – una su due delle sigarette illegali – ossia marchi prodotti lecitamente in paesi extra Ue e destinati soprattutto al mercato illecito nei paesi dell’Unione.


La maggior parte delle sigarette illegali provengono dai paesi dell’Est e la Grecia, dal nord dell’Africa e dagli Emirati Arabi. “Nel nord Europa il costo delle sigarette legali è 20 volte maggiore rispetto all’est“, situazione che per Andrea de Nicola è tra i motivi principali che alimentano il contrabbando.

Le rotte sono quelle dell’Ucraina o attraverso il Mediterraneo, anche lungo la rotta dei migranti.

Il contraffatto in Italia è inferiore al contrabbando, da cui emerge che il nostro è un paese principalmente di transito più che di produzione.

Inoltre, la maggior parte dei sequestri implicano quantità di merci sempre più ridotte (40-50 chili), che rivela distribuzioni capillari delle organizzazioni, soprattutto nei centri cittadini (porti, depositi, strade), “poiché i criminali cercano di passare inosservati alle forze dell’ordine”, come indicano dati della Direzione nazionale antimafia.

DIMOSTRATO PER LA PRIMA VOLTA: PIU’ TRAFFICO DOVE C’E’ PIU’ DISOCCUPAZIONE

I comuni maggiormente coinvolti da questi traffici sono Napoli (poco sotto il 30%) poi Palermo (circa 12%), Giuliano in Campania (intorno al 10%). Ciò si osserva laddove c’è maggior disoccupazione: “un dato banalmente intuibile- aggiunge l’esperto – ma che per la prima volta viene dimostrato grazie ai dati Istat sul lavoro incrociati a quelli sul consumo delle sigarette illecite”.

Un ruolo fondamentale è giocato anche dalle organizzazioni criminali. Se a Milano i pacchetti di contrabbando si acquistano soprattutto dagli ambulanti stranieri, a Napoli si trovano invece tra le “bancarelle”, ossia alla luce del sole. A Bari invece in luoghi privati quali circoli e abitazioni.

“Il quadro normativo che regola l’azione di contrasto al contrabbando di sigarette è efficiente, ma tralasciano la micro criminalità dei venditori ‘al dettaglio'”. Lo conferma Enrico Maria Ambrosetti – Professore ordinario di Diritto Penale, Università degli Studi di Padova, sottolineando il ruolo di primo piano nel contrasto al traffico di sigarette illegali della Guardia di finanza, la Direzione nazionale antimafia e dell’Antiterrorismo. Il problema oggi per Ambrosetti sta nel perseguire “il piccolo”, ossia la micro criminalità, soprattutto dopo che il reato è stato depenalizzato“.

Linea giusta per l’esperto, “non si può portare al penale il piccolo evasore, per il quale la sanzione ammistrativa va bene”, tuttavia al tempo stesso “si rinuncia alla punizione per l’ultimo anello di una catena di questi traffici, che intacca il gettito in modo importante: 822 milioni nel 2015 per l’erario pubblico, è poi c’è il danno per l’industria privata“. Sono state proposte quindi una serie di misure dal punto di vista giuridico, come la punizione del recidivo: “se i punti di traffico sono gli stessi, anche le persone tenderanno ad essere sempre quelle”, conclude.

CONTRABBANDO,  MARLBORO IL MARCHIO PIÙ VENDUTO IN ITALIA

Marlboro, Winston e Pall Mall: sono questi i marchi noti di sigarette maggiormente presenti nei mercati illeciti di Milano, Palermo, Napoli e Bari, con una netta prevalenza delle Marlboro in queste quattro città, tra quelle in testa per contrabbando.

L’analisi è stata condotta su dati provenienti da organismi sia statali che privati. La Bat Italia e Intellegit – Start up sulla sicurezza dell’Università di Trento – li hanno raccolti e analizzati. Da qui emerge anche il fenomeno delle ‘illecit whites’ – ossia marchi prodotti legalmente nei paesi extra Ue, e contrabbandati nei paesi dell’area Schengen – come Regina, American legend e Em@ail, le più diffuse in queste quattro città-campione. Fondamentali sono state le cifre fornite dalla Guardia di Finanza che, secondo Giovanni Russo, procuratore nazionale antimafia a e antiterrorismo aggiunto, “contribuiscono a rendere l’idea del fenomeno”: nel 2015, come si legge nel report, sono stati 8.411 gli interventi realizzati contro le frodi doganali, nel corso dei quali “sono stati sequestrate più di 274 tonnellate di tabacchi lavorati esteri e 549 mezzi terrestri e navali usati per il trasporto e l’occultamento della merce, con la denuncia di 5.885 persone, di cui 226 arrestate”.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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