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Polo moda, Su: “Governo fallimentare comunque”

[caption id="attachment_53114" align="alignleft" width="326"] Ivan Foschi[/caption] SAN MARINO - Il "si"

Pubblicato:10-05-2016 13:38
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:42

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Ivan Foschi

SAN MARINO – Il “si” alla modifica del piano regolatore non rappresenta affatto una bocciatura per il governo, il cui bilancio è già “fallimentare con o senza il polo della moda”. Dalla sede di Sinistra unita, il consigliere Ivan Foschi e la coordinatrice Vanessa d’Ambrosio prendono le distanze dall’uso politico del referendum e spiegano le ragioni del “no al quesito sul polo della moda del 15 maggio. Proprio per spiegare i quattro temi referendari, e soprattutto per chiarire che non possono essere usati “contro il governo”, Sinistra unita, partito di minoranza, organizza un incontro pubblico domani sera, alla casa di Castello di Serravalle alle 21.

Ospiti della serata sono Mario Venturini di Ap, Federico Crescentini per LabDem, Guerrino Zanotti del Psd e Matteo Ciacci di Civico 10. “In Consiglio abbiamo votato contro la convenzione con gli investitori del polo della moda– chiarisce D’Ambrosio- perchè riteniamo che certi passaggi potevano essere gestiti meglio dal governo, ma abbiamo sempre sostenuto che il progetto sia un importante investimento che San Marino non può perdere“. Infatti, “Siamo un partito di sinistra e il lavoro per noi è prioriario- puntualizza- qui si parla di circa 400 posti di lavoro, e non solo come addetti alla vendita, sono numeri che non lasciano indifferenti”. Quindi Foschi attacca l’uso politico “capzioso e demagogico” del referendum di chi spaccia la vittoria del sì come un voto contrario all’esecutivo.

commercio_saldi_negozioAl contrario, “ci sono giù tanti elementi per definire fallimentare il bilancio di questo governo e della maggioranza- spiega- per esempio la legge sullo sviluppo, che si è dimostrata inadeguata anche in questo caso, non ha creato occasioni e non ha arginato il calo dell’occupazione”. Invece, la vittoria del sì finirà per dare un alibi in più all’esecutivo: “Diranno che loro portano investimenti- manda a dire- ma sono i sammarinesi a non volerli”. Anche perchè “se mandiamo via l’investitore– prosegue Fosci- il polo si farà a Rimini, dove di certo non ci sarà un referendum per impedirlo“. Con la campagna referendaria, in definitiva, per Foschi è stata allestita “un’operazione politica”, a cui però larga parte dell’opposizione non ha aderito. Il polo della moda non ha diviso solo la minoranza, ma lo stesso tavolo riformista. Proprio verso i consiglieri indipendenti Federico Pedini Amati e Luca Lazzari, che insieme a Rete hanno sostenuto la campagna per il sì, Foschi lancia alcune frecciative: “Nella costituente del 25 marzo scorso abbiamo sottoscritto un documento in favore degli investimenti esterni per il Paese- ricorda- e gli ‘osservatori’ al tavolo non hanno fatto obiezioni”. In questo modo “c’è incongruenza tra quanto hanno sottoscritto e la loro posizione referendaria”. Rispetto agli altri referendum, Su sostiene il “No” anche per la preferenza unica perchè “ostacola il cambiamento, penalizzando giovani e donne, non risolvendo il problema delle cordate”. Infine, libertà di scelta invece per abolizione del quorum e tetto agli stipendi pubblici, per cui “esistono pro e contro da valutare”.


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