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Psichiatria, l’Omceo avverte: “Equità delle cure garantita, ma la burocrazia è eccessiva”

ROMA - "Tra i punti di forza del decreto sulle strutture semiresidenziali e residenziali psichiatriche c'è il criterio

Pubblicato:10-05-2016 13:41
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:42

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ROMA – “Tra i punti di forza del decreto sulle strutture semiresidenziali e residenziali psichiatriche c’è il criterio di equità grazie a cui tutti i pazienti possono avere uguali cure. Inoltre sono garantite la trasparenza e l’appropriatezza, nel momento in cui si ragiona degli esiti. Non solo: finalmente le cliniche che avevano solo posti post-acuzie adesso ne hanno anche di residenziali, dividendosi in comunità estensive, intensive e strutture con assistenza sulle 12 ore”. Lo ha detto Rosa Maria Scalise, coordinatrice della commissione Salute mentale dell’Ordine dei medici di Roma, intervistata dall’agenzia Dire in occasione della tavola rotonda ‘Ad un anno dal Dca 188: punti di forza e criticità’ sulla riorganizzazione delle strutture semiresidenziali e residenziali psichiatriche, che si è svolto a Roma presso la sede dei camici bianchi capitolini.



“Come punti di debolezza- ha proseguito- ritengo invece ci sia un’eccessiva burocratizzazione, per cui ripensare ad un progetto terapeutico riabilitativo per il paziente alla fine ci costringe a rispondere a circa 180 domande di scale di valutazione. Un’assurdità, anche in virtù del fatto che gli operatori psichiatrici sono diminuiti di ben il 40%, che non ci sono stati concorsi e che, quindi, siamo rimasti veramente in pochi”. L’altro punto critico è poi l’aver “messo insieme le comunità pubbliche con quelle private- ha sottolineato Scalise- tutti sanno che nelle comunità pubbliche si deve rispettare il principio della territorializzazione”.

Ha aggiunto ancora la coordinatrice della commissione Salute mentale dell’Omceo Roma: “Con questo voglio dire che il paziente che si reca in una comunità pubblica nel suo territorio può portare la sua famiglia, quindi i cambiamenti non avvengono solo in lui ma anche all’interno del suo nucleo familiare, dove si concerta un piano di intervento con gli inviati che appartengono alla stessa Asl e anche con altre agenzie- ha concluso Scalise- come i centri diurni e le attività riabilitative diffuse”.


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