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Lavoro, Re David (Fiom): “Senza mobilitazione non ci sono conquiste”

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Pubblicato:10-04-2019 17:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:20

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ROMA – “Le risorse per gli ammortizzatori sociali sono stati sbloccati dal ministro Di Maio perché i metalmeccanici dell’Alcoa della Sardegna sono venuti a Roma a protestare perché lì le condizioni sono drastiche, siamo dentro un processo di deindustrializzazione fortissimo” ha detto Francesca Re David, segretaria nazionale della Fiom, intervistata dalla Dire.

“Le cose accadono solo se ti mobiliti- ha continuato- questo è importante dirlo, si interviene solo se si è in grado di mettere al centro il tema. E’ importante che la mobilitazione li abbia sbloccati, ancora non è l’atto conclusivo, bisogna farne altri che l’amministrazione e i ministeri stanno compiendo. Dopodiché questo rimette in campo delle risorse per le aree di crisi complesse, ma ovviamente se in quelle aree non parti con dei progetti e non rimetti in campo un’idea di un intervento pubblico che faccia da volano al privato non serve a nulla. Ci vuole un’idea di reindustrializzazione ecocompatibile e innovativa in quelle aree gli ammortizzatori sociali sono uno strumento necessario, ma ogni anno rischiano di proporti lo stesso tema” ha concluso la segretaria nazionale Fiom.

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LAVORO. RE DAVID (FIOM): LA FABBRICA ESISTE, NON VEDERLA TOGLIE DIRITTI

“La fabbrica in Italia esiste ancora”. Non lascia spazio a interpretazioni Francesca Re David, segretaria nazionale della Fiom, intervistata dalla Dire sui temi trattati nel suo libro “Tempi (retro) moderni. Il lavoro nella fabbrica-rete”, edito da Jaca Book.

“L’Italia è al secondo posto tra i paesi manifatturieri in Europa, i metalmeccanici- dice- sono una categoria che ha messo insieme, nella sua storia, tanti settori, tanto che il contratto dei metalmeccanici copre dagli informatici ai siderurgici. C’è questa idea che la fabbrica non esista più, come se dietro al cellulare non ci fossero delle persone che lavorano alle app. Far sparire le persone significa non dargli una soggettività politica e collettiva riconosciuta, quindi dopo è più facile togliergli i diritti”.

“Anche oggi, tutto il lavoro dell’automobile, dell’elettrodomestico, del motociclo e così via è fatto in catena di montaggio e tutto il resto degli oggetti è fatto attraverso il lavoro vincolato, che anzi con l’innovazione si è esteso. Per esempio i magazzini di Amazon sono fatti attraverso il controllo dei tempi e tutto quello che l’operaio fa in ogni momento, esattamente come la fabbrica, anzi in qualche modo tu sei la tua catena di montaggio perché cammini con un passo Amazon che fornisce la cadenza alle persone che lavorano. Adesso sono a scadenza di rinnovo dei contratti nazionali. Noi con 5 contratti nazionali abbiamo coperto tutti i metalmeccanici perché, abbiamo fatto il contratto per 2 milioni e mezzo di lavoratori. Quindi la fabbrica esiste, come esiste il lavoro che c’è dietro le app. Se noi non riconosciamo questo, non saremo in grado di dare diritti a quei lavoratori”, sottolinea Re David.

Quando si dice il sindacato è in crisi, dice ancora Re David, ci si riferisce anche al fatto “che i lavoratori stanno male, gli sono stati tolti dei diritti … ma non si può associare il sindacato ai partiti. Sono due cose assolutamente diverse. Anche dire continuamente che il sindacato è in crisi quando ha una rappresentanza molto diffusa e molto forte non solo di iscritti, ma anche di voti rispetto alle RSU per i contratti che copre è un modo per non riconoscere una rappresentanza collettiva. Il tema che il sindacato deve guardare è quello di come è cambiato il lavoro, come sono cambiate le tecnologie per adeguare una capacità di rappresentanza che altrimenti diventerà un problema”.

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