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Pd, Merola: “Come la Dc? Spesso partito di cacicchi, non di sinistra”

Uno studente di 18 anni che vorrebbe fare il giornalista ha incontrato il sindaco di Bologna in treno. E l'ha intervistato

Pubblicato:10-03-2018 15:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:36

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BOLOGNA – Da una parte il sindaco di Bologna, Virginio Merola. Dall’altra Mattia Gabella, 18 anni, cronista in erba, impegnato in un progetto di alternanza scuola-lavoro con la Dire. L’intervista e’ avvenuta in treno, il Frecciarossa Roma-Bologna dell’8 marzo, delle ore 17.45. Il redattore del liceo scientifico Ulivi di Parma è di ritorno da Roma dove insieme a 11 compagni di classe ha lavorato sul campo nella sede centrale dell’agenzia Dire.

Il sindaco di Bologna Merola parla per immagini: fredde ma rendono l’idea del clima “alla Burian” che si respira nel centrosinistra. Le prossime elezioni della sua città rispecchieranno il trend nazionale considerando che nel collegio uninominale di Bologna è stato eletto Casini?

“È vero che abbiamo mandato in Parlamento Casini, ma abbiamo eletto anche molti altri parlamentari della nostra città. Io sono al secondo mandato e per me è stato bellissimo, sono tre anni e mezzo ma mi pare che siano tre ere glaciali in questo nostro Paese dove da un anno all’altro tutto cambia. Non dobbiamo dare per scontato niente neanche a Bologna“, risponde Merola.


Di seguito il testo integrale dell’intervista che Matteo Gabella ha fatto al Sindaco di Bologna Virginio Merola.


Come commenta recenti risultati di questa tornata elettorale?

“C’è stata un’evidente sconfitta di tutta la sinistra, sia di quella che si è presentata con il Pd sia di quella che è rimasta fuori dalla coalizione e c’è stata un’affermazione forte del Movimento 5 stelle al Sud del nostro Paese e del centrodestra al Nord. La sintesi purtroppo è questa: torniamo ad essere sempre meno una nazione ed abbiamo sempre più bisogno di scoprire che potremmo essere una patria”.

C’e’ il rischio di una diffusa frammentazione.

Tendiamo ad essere sempre più divisi, mentre abbiamo bisogno di tenere aperto un varco per l’Europa, per le giovani generazioni e per andare avanti sulla strada di un Paese moderno. Adesso sarà molto difficile formare un governo dopo tutte queste promesse perché non ci sono i numeri per farlo”.

Nessuno ha la maggioranza. Come si potrà governare ora?

“Difficile dirlo, nessuno ha la maggioranza e tutti si sono preoccupati di farsi votare senza spiegare come avrebbero governato”.

Che opinione ha riguardo alla dèbacle del suo partito ed alla netta perdita di consensi?

“Il Pd ha dato l’impressione di essere un partito che non ascoltava le esigenze reali della popolazione ed è un partito che è stato identificato come un sistema di potere, come un’élite. Questo è molto grave per un partito di sinistra, quindi noi del Pd dobbiamo darci il tempo per riflettere bene su questa sberla perché è una sconfitta storica, un vero e proprio calcio nel sedere. Sicuramente non può esistere una sinistra che non è capace di stare nel popolo”.

Il popolo si è spostato su partiti che facevano leva sugli slogan a differenza del Pd che non ha fatto molte promesse ma si è mantenuto sul concreto. Sono stati commessi errori nella campagna elettorale?

“Il Partito democratico non ha fatto grandi promesse, però non è stato capace di comunicare la realtà della situazione, perché se molte persone hanno creduto al reddito di cittadinanza o ad una ‘flat tax’ bassa per tutti, vuol dire che c’è un problema. La fiducia in una proposta riformista va riguadagnata, si tratta come dicevo prima di tenere aperti i varchi. Sicuramente la colpa non è solo di Renzi anche se lui si è fatto odiare in tutti i modi, oltre che amare ovviamente. Infatti, dopo aver preso una scoppola così grande, nessuno dei dirigenti può considerarsi privo di responsabilità, compresi quelli che si sono presentati fuori dal partito dopo la scissione. C’è stata una chiara sconfitta per tutti. Bisognerebbe che la sinistra imparasse a stare unita, cosa che fa molta fatica a fare, nonostante la storia del ‘900 sia la storia di un’eterna lite a sinistra. È mai possibile che ci sia ancora chi pensa ‘io ho la verità e voi invece non siete di sinistra’? Questi atteggiamenti andrebbero spazzati via”.

Il Pd di questi anni sembra un po’ la Democrazia cristiana degli anni ’70 con le varie correnti interne. Secondo lei è un paragone calzante?

“Se si ha questa impressione, vuol dire che ci sono molte cose che non abbiamo capito, anche perché in molte città, soprattutto del meridione, il Partito democratico si è ridotto a dei cacicchi, dei notabili, che vendevano clientele. Questo non è un partito di sinistra“.

Lei si aspetta che le prossime elezioni della sua città rispecchieranno il trend nazionale considerando che nel collegio uninominale di Bologna è stato eletto Casini?

“È vero che abbiamo mandato in parlamento Casini, ma abbiamo eletto anche molti altri parlamentari della nostra città. Io sono al secondo mandato e per me è stato bellissimo, sono tre anni e mezzo ma mi pare che siano tre ere glaciali in questo nostro Paese dove da un anno all’altro tutto cambia. Non dobbiamo dare per scontato niente neanche a Bologna. A me non piacciono quelli che dicono che siamo ‘la roccaforte’, perché non dobbiamo stare nel fortino ma dobbiamo stare in campo aperto. Penso di poter lasciare una grande eredità, ci sono molti investimenti sulla città e Bologna sarà sempre più un cantiere di lavori su diverse questioni. Mi preoccupo di lasciare un’eredità e non degli ereditieri che rappresentano uno sperpero del lavoro fatto”.


L’intervista è stata altresì pubblicata sul sito di ‘La scuola fa notizia‘, un progetto attraverso il quale l’Agenzia di stampa nazionale Dire-Diregiovani si propone la realizzazione di un percorso formativo attraverso il quale porre in essere attività laboratoriali, formative e seminariali sui temi dell’informazione, del giornalismo e della comunicazione -anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie e con finalità inclusive- rivolto a tutti gli studenti e ai docenti delle scuole secondarie di I e II grado.


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