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Cittadinanza di madre in figlio. La campagna #IBelong

Nel mondo sono almeno 10 milioni le persone senza cittadinanza. Negli ultimi 10 anni, circa 12 Stati hanno riformato le loro legislazioni per permettere alle donne di trasmettere la loro nazionalita' ai figli, al pari degli uomini.

Pubblicato:10-03-2015 16:04
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:10

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ROMA – Sono 27 gli Stati del mondo dove le donne ancora non hanno la possibilita’ trasmettere la propria cittadinanza ai figli al pari degli uomini, favorendo il circolo dell’apolidia. A denunciarlo, in occasione della Giornata internazionale delle donne, e’ stato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Martedi’ 10 marzo, l’Unhcr partecipera’ all’organizzazione di un evento al quartier generale dell’Onu a New York, per fare luce su questa situazione e sollecitare gli Stati a riformare le loro leggi in materia di cittadinanza, elemento chiave della campagna Unhcr #IBelong per porre fine all’apolidia. Nel mondo sono almeno 10 milioni le persone senza cittadinanza – una condizione che spesso li priva di diritti fondamentali quali l’accesso all’istruzione, alle cure mediche e ai servizi sociali, la possibilita’ di aprire conti bancari, comprare una casa e persino sposarsi.

campagna_Unhcr_ibelong

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Tra i nuovi sostenitori della campagna #IBelong per porre fine all’apolidia si annoverano: Tawakkol Karman, Premio Nobel per la pace e attivista per i diritti umani, dallo Yemen Mairead Maguire, Premio Nobel per la pace e attivista per i diritti umani, dall’Irlanda Boutros Boutros-Ghali, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Dr Salim Ahmed Salim, ex Segretario Generale dell’Unione Africana ed ex Primo Ministro della Repubblica di Tanzania Rokia Traore’, cantante e cantautrice dal Mali Angelique Kidjo, cantante e cantautrice dal Benin Zainab Salbi, autrice e fondatrice di Women for Women International, Peter Capaldi, attore britannico Neil Gaiman, scrittore e autore. La cantautrice maliana Rokia Traore’ ha dichiarato: “Come madre mi sembra inconcepibile non poter trasmettere la cittadinanza ai miei figli. Dobbiamo assicurarci che ogni madre e ogni figlio possa dire ‘io appartengo’, #IBelong”.

I nuovi sostenitori si uniscono ad una lista che include diversi ex capi di stato e attivisti per i diritti umani, tra cui: l’Arcivescovo Desmond Tutu, l’inviata speciale dell’Agenzia ONU per i rifugiati Angelina Jolie e l’ex Segretario di stato americano Madeleine Albright. Tutti loro si sono uniti alla richiesta di un’azione globale che assicuri a tutti il diritto ad avere una cittadinanza. L’evento parallelo di alto livello del 10 Marzo coincide con la conferenza sui diritti delle donne ‘Beijing +20′, che si terra’ nel quartier generale delle Nazioni Unite, a New York. L’evento, il cui tema principale sara’ ‘Equal Nationality Rights’, mira a incoraggiare gli Stati a cambiare le proprie leggi sulla cittadinanza. Volker Türk, Assistente Alto Commissario per la protezione guidera’ l’appello agli Stati per riformare le leggi sulla cittadinanza. “Quando una donna non puo’ trasmettere la nazionalita’ ai suoi figli, le conseguenze possono essere devastanti. Senza cittadinanza, le madri e i loro figli sono spesso privati dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria, diventando piu’ vulnerabili allo sfruttamento, ai matrimoni precoci, alla violenza e persino al traffico di esseri umani”. Negli ultimi 10 anni, circa 12 Stati hanno riformato le loro legislazioni per permettere alle donne di trasmettere la loro nazionalita’ ai figli, al pari degli uomini. L’evento organizzato a New York precede la conferenza Onu dei donatori prevista per settembre, durante la quale si spera che ulteriori governi si impegneranno a riformare il proprio sistema legale, per assicurare parita’ di genere nelle questioni riguardanti la cittadinanza.


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