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Spiagge. Protesta dei pertinenziali al Mef: “Siamo alla canna del gas” – FOTO

ROMA - "Una legge scellerata dello Stato ci ha portato al fallimento. Ci è stato tolto il diritto di esistenza.

Pubblicato:10-03-2015 09:00
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:10

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ROMA – “Una legge scellerata dello Stato ci ha portato al fallimento. Ci è stato tolto il diritto di esistenza. Non si possono portare le aziende alla canna del gas”. È amareggiata, ma non troppo stanca per protestare, Cinzia Cavolini, imprenditrice balneare pertinenziale di Torvaianica, sul litorale romano, che oggi insieme ad una cinquantina di altri pertinenziali si è data appuntamento al ministero dell’Economia a Roma per protestare per i ritardi sulla conversione in legge del decreto Mileproroghe 2015.

“Abbiamo bisogno che ci venga garantita una moratoria sui canoni pertinenziali dal 2007 al 2014 e- spiegano i pertinenziali- la sospensione delle procedure di decadenza dei titoli attivate ed in via di attivazione da parte delle Regioni e dei Comuni nei confronti dei concessionari balneari morosi”.

CHI SONO I PERTINENZIALI – Sono 250 le imprese balneari che rischiano la chiusura per fallimento a causa di un paradosso amministrativo. Sono i cosiddetti ‘pertinenziali’, imprenditori balneari che a seguito della legge finanziaria del governo Prodi hanno subito una aumento del canone di pagamento della concessione da 10-15mila euro all’anno fino a 100mila, 300mila ed anche oltre. Oggi si sono riuniti a Roma davanti al ministero dell’Economia per chiedere risposte urgenti al governo e in particolare al sottosegretario del Mef, Pier Paolo Baretta che ha la delega al Demanio. “Con il sit-in vogliamo attirare l’attenzione del Governo e del Parlamento su questi stabilimenti balneari che hanno l’unico torto di non riuscire a pagare canoni demaniali spropositati, eccessivi e sbagliati e che rischiano la revoca delle concessione”, dichiara Riccardo Borgo, presidente del Sib- Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio.


 

La legge finanziaria nel 2007 “ha modificato il calcolo del canone per le concessioni demaniali marittime, stabilendo che, nel caso delle pertinenze, (beni di difficile rimozione, regolarmente realizzati dal concessionario sul demanio marittimo, incamerati dallo Stato), il canone annuo da versare all’erario è fissato- spiegano i pertinenziali- sulla base dei valori rilevati dall’Omi- Osservatorio mobiliare italiano, (con incrementi tra 300% e 1.500%) generando, in questo modo, importi insostenibili per le imprese che si sono viste recapitare richieste di pagamento per oltre 500.000 euro anche a causa degli arretrati”. Cinzia Cavolini, imprenditrice balneare pertinenziale di Torvaianica, sul litorale romano sottolinea: “Non abbiamo sbagliato noi ad investire, ma lo Stato facendo dei calcoli per noi insostenibili. Noi non siamo evasori, ma vogliamo pagare quello che è giusto. Ma hanno reso le nostre aziende improduttive e non le riusciamo a mantenere”.

I pertinenziali tagliano corto: “Ora è necessaria una riforma dei canoni, senza se e senza ma”.

di Serena Tropea

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