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Siria, attivista curda: “Contro Afrin forse anche bambini soldato”

Ozlem Tanrikulu, responsabile dell'Ufficio informazione del Kurdistan in Italia, intervistata dalla DIRE

Pubblicato:10-02-2018 10:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:27

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ROMA – “Abbiamo ragione di credere che nell’offensiva nel nord della Siria, l’esercito turco stia usando anche dei minori siriani provenienti dai campi profughi, addestrati e armati per combattere”. La testimonianza arriva da Ozlem Tanrikulu, responsabile dell’Ufficio informazione del Kurdistan in Italia, intervistata dalla DIRE a Roma, a margine di un evento organizzato dall’ong ‘Un ponte per…’.

“In Turchia, nei pressi del confine siriano, ci sono vari campi profughi- prosegue Tanrikulu- che si sono formati e andati ingrossando da quando in Siria e’ scoppiata la guerra civile nel 2011. I minori verrebbero attirati in cambio di soldi, e poi addestrati da alcune milizie siriane locali che- ha chiarito l’attivista- che non hanno nulla a che fare con l’opposizione siriana al regime di Damasco. I nostri referenti in Siria ce lo hanno confermato: qualche giorno fa si sono accorti che insieme ai reparti di terra dell’esercito turco c’erano anche bambini e adolescenti siriani, trovati in possesso di armi sofisticate, pesanti”.

La Turchia da fine gennaio ha lanciato l’operazione ‘Ramo d’Ulivo’ contro Afrin, nel nord della Siria, “per eliminare i terroristi”. Ad essere colpiti non sono solo i combattenti curdi dell’Ypg – considerati un gruppo terrorista da Ankara, ma alleati degli Stati Uniti nella lotta allo Stato islamico – ma anche obiettivi civili, come villaggi e campi per sfollati. Lo conferma ‘Voice of America’, che indica 26 minori uccisi e una quarantina quelli feriti nel corso degli attacchi, mentre l’Agenzia Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari stima che tra i 15mila e i 30mila civili ad Afrin siano stati costretti a lasciare le proprie case.


“Il nostro staff nel nord della Siria e i colleghi della Mezzaluna rossa curda ci hanno confermato che l’aviazione turca sta prendendo di mira anche ospedali e cliniche”, ha riferito ancora ieri Martina Pignatti Morano, presidente di ‘Un Ponte per…’, ong presente in Siria con vari programmi umanitari.

Intanto l’operazione ‘Ramo d’Ulivo’, che secondo il ministero della Difesa di Ankara avrebbe “neutralizzato 1.062 combattenti dell’Ypg e dello Stato islamico”, va avanti nonostante le richieste di Washington e della comunita’ internazionale alla de-escalation militare. Ma secondo Ankara, l’operazione viene condotta “nel pieno rispetto del diritto internazionale”.

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