NEWS:

Sanremo 2017, la terza serata della kermesse vista da #sanpedro

contimaria di Matteo 'Pedro' Pedrini Terza serata della

Pubblicato:10-02-2017 09:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:53

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

contimaria

di Matteo ‘Pedro’ Pedrini


Terza serata della kermesse conclusa addirittura in lieve anticipo rispetto all’alba, grazie a una scaletta che definire una tonnara risulterebbe riduttivo: 4 giovani, 16 cover, 6 eliminati riesibitisi scopo ripescaggio, 94 ospiti, 148 spot, 12 uova, 1 kg di farina, 2 trequartisti e una punta.

I GIOVANI

Si parte subito con altri quattro scappati di casa, dopo quelli di ieri. Passano tale Maldestro con Canzone per Federica – Mal-Destro. Federica. Diciamo che mancava solo una scatola di Kleenex per la tombola – e Lele – una specie di Bruno Mars lasciato troppo tempo sul cruscotto in luglio. Eliminato invece Marcello Pini – frutto dell’unione tra Vinicio Capossela e Oscar Giannino – col brano Cose che danno ansia al termine del quale tutto l’Ariston ha intonato Farmacie che danno il Deniban come legittima difesa. Fuori anche Valeria Farinacci con Insieme e apparecchio ai denti. Occhio se doveste uscire con lei perché a un certo punto potrebbe apparire Giusy Ferreri cantando Fa talmente male.

Maldestro mostra orgoglioso i propri calli.

I BIG

Dopo un estenuante medley del Piccolo coro dell’Antoniano, parte la gara delle cover. Vince abbastanza agilmente Al Bano con una splendida cover a forma di Pikachu cianotico (per Samsung Galaxy s4 mini) con orecchie sporgenti. Trionfo suggellato dal premio alzato sul palco consistente in una statuetta disegnata dallo stilista Enrico Cover.

È la volta poi della gara tra canzoni di altri riarrangiate e reinterpretate.

Diciamo subito che su sedici, hanno avuto ragion d’essere al massimo sei, e cioè: la Zia Fiorella con Sempre e per Sempre di De Gregori – che stravince il prestigioso premio Sbatta Zero di Platino per aver portato una canzone che fa parte da anni del suo repertorio; mia moglie Paola Turci con una versione epica di Un’emozione da poco di Anna Oxa, riarrangiata dal mago Chiaravalli e interpretata con una cazzimma importante; Marco Masini con Signor tenente di Giorgio Faletti, più per l’interpretazione intensa che per l’arrangiamento buono per gli impianti autoradio di comacchiesi e rodigini; Fabrizio Moro con La leva calcistica della classe ’68, ancora di De Gregori; Francesco Gabbani – in versione Uruguay ’50, dopo l’Olanda ’74 di ieri – con Susanna di Celentano e guarda, mi voglio rovinare: ci butto dentro anche Lodovica Comello – vestita da Chun Lee di Street Fighter II – con un’interpretazione di Le mille bolle blu di Mina assolutamente dignitosa.

Tra l’inutile e il dannoso il resto delle esecuzioni. Dannoso perché? Dannoso per chi? Non certo per chi di quei brani detiene la patria potestà, né per chi ha anni a sufficienza per conoscerli. Ma mettetevi nei panni di un cirolino di quattordici anni che, la butto lì, è un fan di Alessio Bernabei e ha l’opportunità di vedersi recapitare un capolavoro come Un giorno credi di Edoardo Bennato da quel miracolato col ciuffo à la Alf: ecco che, dopo le sevizie inferte al brano stasera, Alf ha buttato nel cesso la possibilità anche tenue che lo sbarbino si possa avvicinare a quella canzone. Eccolo il danno.

Ennesima chance fallita da Chiara con Diamante di Zucchero e De Gregori – che con la SIAE di stasera potrebbe comprare l’Ariston – il cui unico talento oltre alla voce è quello di non riuscire a smuovere un pelo nemmeno con un Silk Epil.

Occasione persa anche da Samuel con Ho difeso il mio amore dei Nomadi con un arrangiamento fiacco come un caco. Insomma, l’operazione Se telefonando di due anni fa con Nek in grado di impadronirsi della canzone rilanciandola e rilanciandosi, al limite riuscirà solo a Paola Turci e Un’emozione da poco. Guarda caso entrambe rivisitate dallo stesso arrangiatore.

Tra le restanti che manco vi cito c’è addirittura quella che ha vinto il primo premio: Amara terra mia di Modugno interpretata da Ermal Meta. Già me la vedo da domani impazzare in radio e sul web e subito dopo mi vedo gente in macchina che punta i platani.

I RIPESCATI

Siccome venti canzoni non erano evidentemente sufficienti, i Ringo Boys ci infliggono nuovamente i sei eliminati delle prime due serate. La spuntano Clementino, Giusy Maccherone Ferreri, Ron (con il papabile tormentone della prossima estate) e Bianca Aztechi. Eliminati Nesli con la tizia e Raige con l’altra tizia. Appresa la definitiva stroncatura, il primo se ne va in fretta e furia dimenticando nelle orecchie le due squadre di speleologi che gli stavano togliendo gli auricolari, mentre Raige si allontana scuro in volto e viene scambiato per Carlo Conti.

Il fan club di Bianca Aztechi accolto dal sindaco di Sanremo (foto di uno)

GLI OSPITI

Un’ostetrica di novantadue anni chiamata d’urgenza per la questione della fontanella ancora aperta di Michele Bravi.

Tizi che riciclano rottami e bidoni e poi li usano per fare musica, ovvero esattamente ciò che fanno gli organizzatori del festival da decenni.

Mika con il pianoforte Fisher Price che lancia uno strale sugli omofobi che gli omofobi però non coglieranno perché non sanno cosa significhi “strale”. Né “omofobi”. “Uno” sì. “Sugli” forse.

Una vecchia di centosette anni che canta quel Mazzolin di fiori, poi si caga addosso, decede e infine viene buttata nella balda dell’umido fuori dall’Ariston.

Luca e Paolo con un pezzo neanche malaccio per quanto democristianissimo e comunque sempre impeccabili, che si vedono vanificare ogni sforzo di scrittura e interpretazione dalla spalla peggiore della storia della tv: Maria De Filippi. Se l’idea di coinvolgerla è stata loro, sono due kamikaze. Sennò sono due martiri.

– Infine uno smunto e sbarbato Francesco Renga che canta due robe in inglese con la voce da donna.

IL RETROSCENA

In pochi sanno che il Rapper Raige e Giulia Luzi – in gara con Togliamoci la voglia – sono finiti all’Ariston per sbaglio quando cercavano semplicemente lo studio del Dott. Pierre Mario Isola, rinomato dermatologo di Sanremo.

Appuntamento a domani con il bollettino della penultima serata.

A Dio piacendo. Ma anche Addio Piacenza.

Kermesse!!!!!!111!!!1!!!!!11!!!

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it