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Una campagna elettorale di abolizioni, la politica cancella se stessa

Mancano poco meno di due mesi al voto e, per ora, è tutta una campagna elettorale all'insegna dell'abolizione

Pubblicato:10-01-2018 16:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:20

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ROMA – Via il canone Rai, addio al bollo auto, in soffitta la legge Fornero, mai più tasse universitarie. Mancano poco meno di due mesi al voto e, per ora, è tutta una campagna elettorale all’insegna dell’abolizione. Una sorta di paradosso: la politica cerca il voto promettendo di cancellare se stessa.

Sono almeno quindici le leggi che i leader politici si sono già impegnati ad abrogare una volta al governo. I 5 stelle parlano addirittura di 400 leggi e lanciano un sito dove i cittadini possono segnalare quella da archiviare: si chiama www.leggidaabolire.it.

Indiscusso protagonista della corsa alla cancellazione delle norme è Matteo Salvini. La battaglia del leader della Lega contro la legge Fornero è vecchia, ma ora il segretario del Carroccio è riuscito a convincere anche il titubante Berlusconi. E poco importa se Salvini parla di “abolizione” e il leader di Fi di “cambiare con buon senso alcuni punti” della Fornero.


Salvini vorrebbe gettare nell’oblio anche “l’assurda tassa” sulle sigarette elettroniche e su questo potrebbe trovare una sponda nel Movimento 5 stelle: “E’ un danno alle nostre aziende- dicono i grillini- un regalo alla lobby internazionale del tabacco”.

Qualche settimana fa Salvini si è fatto vedere in piazza Montecitorio dove protestavano i commercianti del settore. In mezzo a un gigantesco svapo di protesta, ha promesso che quella tassa sarà cancellata dal futuro governo di centrodestra. Non solo. Salvini vorrebbe cestinare anche la riforma scolastica, la cosiddetta ‘buona scuola’, e oggi è partito alla carica contro il decreto Lorenzin: “Cancelleremo l’obbligo dei vaccini”.

Sempre restando nel centrodestra, Berlusconi non è da meno. Dopo aver promesso in autunno, in piena campagna per le regionali, di abolire tutta una serie di balzelli (“Toglieremo la tassa sulle donazioni, l’imposta sulle successioni e anche il bollo sulla prima auto”); oggi l’ex Cavaliere ha preso di petto il jobs act: via anche quello, reo di aver prodotto solo “contratti a termine”.

C’è poi Michela Vittoria Brambilla, ministra dell’ultimo governo Berlusconi e ora alla guida di un movimento animalista che ha convinto anche Berlusconi. Lei oggi giura: “I tempi sono maturi, aboliremo la caccia in Italia“.

La voga abolizionista non conosce steccati ideologici e investe anche la sinistra. Liberi e uguali di Pietro Grasso vuole togliere le tasse universitarie, seppur con una precisazione (“I figli dei ricchi che vanno nelle università private devono pagare le università anche per i figli dei poveri”); mentre il Pd di Renzi ragiona su come cancellare il canone Rai che proprio il suo governo ha messo nelle bollette degli italiani.

Un’idea che non ha proprio entusiasmato, per usare un eufemismo, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Un errore, sarebbe una presa in giro“.

Il candidato premier del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio parla invece di 400 leggi da abolire e spiega quali sono le quattro in cima alla lista: “Gli studi di settore, lo split payment, il redditometro e lo spesometro“.

Dal Pd però gli tirano le orecchie: “La sua furia abolizionista non si ferma dinnanzi a nulla e pretende di cancellare anche cio’ che non c’e’ piu’: lo spesometro, gli studi di settore e il redditometro non esistono più da tempo“.

Niente viene risparmiato, neppure i sacchetti bio appena sbarcati nei supermercati. Neppure il tempo di riempirli, che Forza Italia vorrebbe abolirli. Il partito di Berlusconi, con una proposta green, promette di toglierli dal reparto ortofrutta per sostituirli con buste di carta riciclata.

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