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India, appello per lo stop alle mutilazioni genitali femminili

Un gruppo di sedici donne della comunita' religiosa

Pubblicato:09-12-2015 10:28
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:41

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donne indianeUn gruppo di sedici donne della comunita’ religiosa dei Dawoodi Bohra, in India ha avviato una raccolta di firme per mettere fine alle mutilazioni genitali femminili. I Dawoodi Bohra praticano per tradizione la mutilazione genitale femminile, unici nel Paese. Setta musulmana sciita, la loro esclusivita’ spiega la persistenza della tradizione in una comunita’ di 1,5 milioni di individui che per circa la meta’ vivono nello stato settentrionale indiano del Gujarat e per meta’ all’estero. L’appartenenza maggioritaria oggi alla classe media contrasta con l’arcaicita’ della pratica.

L’iniziativa delle donne ha il segno del coraggio, dato l’elevato rischio di boicottaggio sociale che una posizione contraria alla tradizione implica. A chi viene escluso non viene infatti permesso di partecipare alle funzioni religiose e viene negato un funerale religioso. Alto anche il rischio di essere allontanati dalle famiglie d’origine e dalle attivita’ sociali. Una lettera diffusa su Internet e indirizzata al ministro per lo Sviluppo delle donne e dei bambini, quello della Legge e della Giustizia, quello della Sanita’ e del benessere familiare chiede che una legge renda illegali le mutilazioni. Attivisti della comunita’ hanno ricordato che la stessa Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva approvato all’unanimita’ una risoluzione per eliminare le mutilazioni genitali femminili dal 2012.

Una precedente petizione nel 2012 era stata ignorata dalle autorita’ religiose della comunita, e le sollecitazioni a aprire un dibattito interno erano state respinte. La raccolta di firme si era fermata a 3.000 sulle 5.000 richieste per avviare un procedimento legale. Uno e’ gia’ stato avviato a novembre, quando la Corte suprema indiana ha condannato alcuni membri della comunita’ per avere praticato la mutilazione genitale su due ragazzine. La pena per le madri delle giovani, per l’infermiera che ha attuato l’intervento e per un esponente religioso che lo ha incoraggiato sara’ decisa il prossimo febbraio. (DIRE-MISNA) 


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