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Sanità. Riforma Enpaf, Sifo: “Basta versare contributi doppi”

No a iscrizione obbligatoria alla cassa previdenziale, no a doppia contribuzione per la pensione e no al pagamento dell'intera quota annuale per i precari

Pubblicato:09-09-2015 04:07
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:32

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SIFO LOGOROMA – No all’iscrizione obbligatoria alla cassa previdenziale, no alla doppia contribuzione per la pensione e no al pagamento dell’intera quota annuale per i precari. I farmacisti delle aziende sanitarie aderenti a Sifo (Società italiana di farmacia ospedaliera) oggi prendono posizione in vista della riforma della cassa previdenziale, l’Enpaf. A parlare per Sifo è il tesoriere, Isidoro Mazzoni, che, sostanzialmente, concorda con quanto esposto da Conasfa nei giorni scorsi.

I farmacisti assunti dal Servizio sanitario nazionale con un contratto atipico, spiega Mazzoni, sono costretti a pagare per intero la quota annuale prevista da Enpaf (4.375 euro), anche se, in alcuni casi, “lavorano pochi mesi all’anno e anche se guadagnano poche migliaia di euro”. Questo accade senza alcuna possibilità di deroga o di scelta, dato che l’iscrizione all’Enpaf è obbligatoria per poter esercitare la professione. Sifo, da tempo, chiede di cambiare e aggiornare la normativa. Gli atipici e i precari “devono poter scegliere se iscriversi o meno ad Enpaf e, nel caso lo facciano, devono avere le stesse possibilità dei farmacisti dipendenti, ovvero le riduzioni dell’85, 50 o 33% sulla quota, con scelta assolutamente discrezionale”, sottolinea Mazzoni”.

Oltre a chiedere che i precari possano scegliere se iscriversi a Enpaf e, in caso positivo, abbiano diritto alle riduzioni, Sifo chiede anche di abolire, a monte, la doppia contribuzione per tutti i farmacisti dipendenti delle aziende ospedaliere, che nonostante versino già i contributi a Inps, si devono iscrivere a Enpaf e pagare una quota, ancorchè ridotta, che va dagli 800 ai 4.000 euro all’anno. Resta poi, il tema di come, eventualmente, recuperare le quote già versate all’Enpaf per riversarle nelle casse dell’Inps. Di questo si è già discusso al tavolo promosso dalla Fofi (Federazione Ordini farmacisti italiani) con Enpaf e le organizzazioni sindacali rappresentative dei farmacisti, al quale, però, ricorda Mazzoni, “siamo stati chiamati solo una volta nell’autunno dell’anno scorso”.


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