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Emergenza a Gaza, 2 milioni di persone senza luce e acqua

[video width="1280" height="720" mp4="http://www.dire.it/wp-content/uploads/2017/08/oxfam-gaza.mp4"][/video] ROMA - L'organizzazione umanitaria Oxfam ha lanciato la campagna #LightsOnGaza per chiedere "l’immediato ripristino della fornitura

Pubblicato:09-08-2017 11:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:36

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ROMA – L’organizzazione umanitaria Oxfam ha lanciato la campagna #LightsOnGaza per chiedere “l’immediato ripristino della fornitura di elettricità nella Striscia, dove è in corso una gravissima emergenza umanitaria e una crisi energetica più grave di quella subita durante la guerra del 2014. Nella Striscia sono garantite solo 2 ore di elettricità al giorno, e due milioni di persone hanno minimo accesso all’acqua e ai servizi igienici”.


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Cosa sta succedendo a Gaza?

“Le tensioni con Israele iniziate quattro mesi fa- scrive Oxfam- hanno portato al taglio del 40% dell’erogazione di elettricità sulla Striscia, su richiesta della stessa Autorità Nazionale Palestinese. Una situazione che sommata alla crisi del carburante, alla crisi sanitaria e salariale sta rendendo insostenibile la vita della popolazione di Gaza.  Il tutto nel contesto di una delle aree più densamente popolate del pianeta, dove si registra il più alto tasso disoccupazione al mondo: oltre il 43%”.


Secondo i dati elaborati da Oxfam:

  • Ad agosto del 2014, 900 mila persone necessitavano di acqua e servizi igienici, oggi questo numero è salito a 2 milioni.
  • Dopo l’ultima guerra, l’80 per cento della popolazione viveva solo con 4 ore di elettricità al giorno, oggi la maggioranza della popolazione solo con 2.
  • 2,3 milioni di uomini, donne e bambini dipendono ormai dagli aiuti umanitari per sopravvivere e 1,6 milioni non hanno cibo a sufficienza.

Quali sono le conseguenze principali della mancanza di energia elettrica?

“I costi economici e umanitari di questa crisi- ribadisce Oxfam- sono altissimi. I nostri progetti sono tutti condizionati dalla crisi energetica. Senza elettricità i progetti di ristrutturazione delle centrali di desalinizzazione sono stati interrotti, i pescatori non possono immagazzinare la propria merce e gli agricoltori non possono irrigare le loro colture. Chi è impegnato in progetti informatici non può lavorare e le aziende sono costrette a licenziare”.

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