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Moro, Mattarella: “Rapimento punto emblematico dell’attacco allo Stato”

Mattarella, Gentiloni, Raggi e Zingaretti a via Caetani

Pubblicato:09-05-2018 08:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:52

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ROMA – ”Il rapimento di Moro, lo spietato sterminio degli uomini che lo scortavano, il sequestro, a cui è stato sottoposto per cinquantaquattro giorni, rappresentano indubbiamente il punto più emblematico di quell’attacco allo Stato che mirava a travolgere l’ordine costituzionale”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Quirinale nel Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo.

“Si vivevano, allora- continua il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia al Quirinale- tempi insanguinati nelle scuole, nelle strade, nelle fabbriche: la violenza politica si era fatta incombente e, nella nuova generazione, sembrava si dovesse convivere con una degenerazione del conflitto politico. Non tutti, anche nelle élite del Paese, compresero il pericolo e qualcuno evocò inverosimili neutralità tra lo Stato democratico e i terroristi. Proprio nei ceti più popolari e tra i lavoratori, invece, le istituzioni democratiche vennero avvertite come espressione di tutti, del bene comune, e come misura del progresso possibile. Aldo Moro aveva una straordinaria sensibilità per ciò che si muoveva all’interno della società. Per le nuove domande, per le speranze dei giovani, per i bisogni inediti che la modernità metteva in luce. Non gli sfuggiva la pericolosità di tanto “imbarbarimento” (è una sua espressione) della vita politica e civile. Ma al tempo stesso continuava a scrutare i “tempi nuovi che avanzano”. Le stesse lettere dal carcere brigatista restano una prova della sua umanità, della sua intelligenza, della sua straordinaria tenacia di costruttore”.

“Oggi, a quarant’anni da quella tragedia, e da tempo, sentiamo il bisogno di liberare il pensiero e l’esperienza politica di Aldo Moro da quella prigione in cui gli aguzzini hanno spento la sua vita e pretendevano di rinchiuderne il ricordo. Il Giorno della Memoria deve servire anche a questo: a restituirci l’opera, l’insegnamento, le speranze di chi è stato sradicato con la violenza e a mettere tutto questo a disposizione dei più giovani e di chi non rinuncia a costruire. Parlo di Aldo Moro, ma anche dei tanti martiri della democrazia che, come lui, possono tuttora dare molto al futuro della nostra comunità. Per questo desidero ringraziare tutti gli storici, i ricercatori, gli intellettuali che, in questi decenni, hanno lavorato a liberare la Memoria e a restituirci la storia che ci appartiene, e che non può certo essere limitata al tragico rosario delle efferatezze dei terroristi. Il corpo di Moro veniva ritrovato, nella Renault rossa, in via Caetani, il nove maggio di quarant’anni fa. Lo stesso giorno la mafia uccideva Peppino Impastato. C’è un legame che unisce ogni violenza criminale contro la convivenza civile”.


Gentiloni: “La sua uccisione pesa sulla coscienza della Repubblica”

ROMA –  Si è tenuta questa mattina a Roma in via Caetani, lì dove venne ritrovato il corpo, la cerimonia per il 40esimo anniversario della morte di Aldo Moro. Sul muro dove è stata realizzata la targa commemorativa, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori. Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il prefetto della Capitale, Paola Basilone, il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, e un gruppo di parlamentari del Pd guidati dal segretario reggente Maurizio Martina. Altre tre corone sono state poste dal Pd, dall’associazione I Popolari e dalla fondazione Eyu, alla presenza dei gonfaloni di Regione Lazio, che ha lasciato dei fiori, Roma Capitale e Città metropolitana di Roma Capitale.

“40 anni fa le BR lasciavano in via Caetani il cadavere di Aldo Moro L’Italia rende omaggio alla memoria di un vero statista. La sua visione politica e culturale ha segnato il nostro Novecento. La sua uccisione pesa sulla coscienza della Repubblica“. Lo scrive Paolo Gentiloni su twitter.

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