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Terrorismo, Maria Fida Moro: “Per lo Stato mio padre vittima a metà”/VIDEO

"L'insensata morte di mio padre è come un macigno che pesa sulle coscienze degli italiani", dice la figlia di Aldo Moro

Pubblicato:09-05-2017 14:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:12

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ROMA – “Mio figlio ed io diserteremo ogni celebrazione ufficiale fino a quando non sarà applicata correttamente e pienamente la legge 206 del 3 agosto 2004 in favore delle vittime del terrorismo anche per mio padre Aldo Moro” scrive in una nota Maria Fida Moro, figlia primogenita dello statista ucciso dalle brigate rosse. “Quale sia la valenza di questa disapplicazione non è noto. Mio padre non è vittima? Oppure non è vittima del terrorismo? Il che aprirebbe scenari apocalittici. Giro il quesito a chi di dovere”. “E’ chiaro – prosegue Maria Fida Moro – che le vittime sono tutte uguali perché uguale è il dolore, ma mio padre non può essere contemporaneamente simbolo emblematico di ogni vittima della stagione terroristica mentre la legge 206 – nel suo caso – viene disattesa ed inapplicata (guarda caso proprio dal parlamento). E’ una questione etica, di equità e di principio. Se potessi, chiederei al Parlamento di cambiare la data della doverosa celebrazione della memoria con altra data, diversa dal 9 maggio”. Ad ogni modo, prosegue “seguirò tutte le trafile giuridiche che portino all’applicazione della stessa legge 206 e – se sarà necessario – mi rivolgerò alla corte europea dei diritti umani a Strasburgo, perché mio padre è stato pesantemente discriminato, e quindi all’Aja, perché il terrorismo è equiparato alla guerra e mio padre è vittima di un crimine di guerra, il che ha rilevanza penale (per rendersene conto basta scorrere alcuni dei documenti raccolti dalla 2° commissione bicamerale di inchiesta sul caso moro)”. Almeno nella morte, dice ancora Maria Fida Moro, “credo che la legge debba essere uguale per tutti. Del resto ogni italiano in buona fede, che il 9 maggio 1978 aveva l’età della ragione, sa che l’italia è rimasta attonita a guardare l’agonia di un innocente abbandonandolo alla solitudine di una morte feroce quanto ingiusta. Allo stato non sembra interessare, e lo dico con pacatezza basandomi sulle corone di alloro e sui fiori delle due date 16 marzo – 9 maggio. Invece sarebbe molto più proficuo che lo stato si adoperasse per l’applicazione di una legge che riguarda tutte le vittime, quindi anche e perfino Aldo Moro”.

Maria Fida Moro

L’insensata morte di mio padre- dice Maria Fida Moro- ha cambiato il destino del nostro Paese e anche dell’Europa, ma soprattutto è come un macigno, un coagulo di dolore che pesa sulle coscienze degli italiani. Aldo Moro è ancora oggi ostaggio dell’indifferenza e del disamore e finché non gli verrà riconosciuta, almeno da morto, pari dignità anche il popolo italiano resterà imprigionato nel gorgo malefico e sanguinario che ha cancellato tante vite innocenti portandosele via e che a me ha tolto sole, speranza, luce ed ogni gioia”. Ma non è certo questo il punto, il punto è che l’Italia, sottolinea la figlia dello statista, “da sempre considerata la patria del Diritto, permette che l’antigiuridicità insita nella negazione di un diritto fondamentale – ogni cittadino è uguale di fronte alla legge – si abbatta su un padre Costituente che, ironia della sorte, si era occupato proprio dei Diritti inviolabili dell’Uomo. I benefici previsti dalla legge in favore delle vittime del terrorismo o valgono anche per Aldo Moro oppure non valgono per nessuno. Niente sembra avere senso e valore. Ma se solo per una volta, in quasi quarant’anni, dovessero prevalere le insindacabili ragioni del cuore e della verità?”.

Ha collaborato Raffaele Marino


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