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Bangladesh, missionario: “Sotto scorta per minaccia estremista”

ROMA - "Le violenze contro chi difende le

Pubblicato:09-05-2016 15:47
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:41

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bangladesh

ROMA – “Le violenze contro chi difende le minoranze sono in aumento e anche noi missionari ormai siamo costantemente sotto scorta“: padre Michele Brambilla, una vita in Bangladesh, parla con la Dire dopo l’ennesimo omicidio riconducibile a formazioni della galassia islamista. Anche questa volta la vittima era il rappresentante di una minoranza, in questo caso religiosa. Mohammad Shahidullah era infatti membro di spicco della comunità sufi, fautrice di una versione dell’islam lontana da tentazioni estremiste e dunque invisa all’ala più radicale. Ufficiali di polizia hanno sottolineato che è ancora presto per accertare responsabilità sull’omicidio ma negli ultimi mesi sono stati diversi gli agguati rivendicati dallo Stato islamico o dal ramo locale di Al Qaeda.

C’e’ un intensificarsi delle violenze contro chi la pensa diversamente e magari è impegnato a tutelare i diritti dei più deboli”, sottolinea padre Michele: “Noi religiosi del Pontificio istituto missioni estere possiamo raggiungere i nostri ospedali solo scortati dalla polizia, anche per il nostro sostegno alle comunità tribali”. La voce di padre Michele giunge dalla diocesi di Dinajpur, situata nel nord-ovest del Bangladesh, la regione dove violenze e timori sono più accentuati. In quest’area a essere scortati o comunque protetti dalla polizia sono diverse minoranze, dagli indù ai nativi presso i quali lavorano i missionari. Un lavoro, sottolinea padre Michele, che va avanti nonostante difficoltà e reticenze.


Il governo di Dhaka continua infatti a respingere la tesi che il Paese sia a rischio terrorismo privilegiando quella di delitti isolati riconducibili a dinamiche di volta in volta differenti. “Negli ultimi due anni– dice però padre Michele- nel mirino sono finiti intellettuali, blogger, scrittori e perfino professori, come il docente inglese assassinato il mese scorso nella città di Rajshani”. Secondo il missionario, tutti questi episodi segnalano tensioni gravi al di la’ di presunte connessioni internazionali. “Sono la conseguenza di problemi e squilibri locali- dice padre Michele- mentre il richiamo a gruppi come lo Stato islamico sembra dovuto più alla fascinazione esercitata da una bandiera globale che a contatti reali”.

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