NEWS:

Ilaria Cucchi: “Ora mi aspetto giustizia e nessuno sconto. Ma mai vorremo vendetta”

Ilaria Cucchi si augura di vedere presto giustizia. "Questa gente- dice- deve capire che non si scherza più. Di ultimi, così come era Stefano, ce ne sono tanti e non può funzionare così la giustizia"

Pubblicato:09-04-2019 08:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:20
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Ora mi aspetto “che si vada dritto verso la giustizia, mi auguro che così sarà, che ci sia la volontà da parte dei giudici di non fare sconti a nessuno perché qua siamo stati presi in giro tutti, non soltanto io o il mio avvocato ma tutti, adesso basta. Questa gente deve capire che non si scherza più, così come lo devono capire i vari medici legali e periti che sono sfilati dicendo che mio fratello sarebbe morto di suo, che il catetere glielo avevano messo per comodità e si sono permessi di farlo perché Stefano Cucchi, così come la famiglia Cucchi non era nessuno. Ricordiamoci che di ultimi, così come era Stefano, ce ne sono tanti e non può funzionare così la giustizia”. Lo dice Ilaria Cucchi ai microfoni di RTL 102.5 durante “Non Stop News” a proposito degli ultimi eventi riguardante il caso di suo fratello, Stefano Cucchi. Sottolineiamo che si parla sempre di giustizia e mai di vendetta. “Mai”, aggiunge.

LEGGI ANCHE: Salvini: “Chi sbaglia paga anche se indossa la divisa. Ma forze dell’ordine non si toccano”

“PERDONARE? SINCERAMENTE NON ORA, PRIMA DEVO CAPIRE”

Ieri il vicebrigadiere Tedesco in Corte d’Assise ha spiegato la lunga omertà e ha aggiunto ‘Chiedo perdono, mi ritrovai solo’. Questo perdono richiesto è possibile concederglielo e una famiglia come la vostra può essere attraversata da un senso di perdono o è troppo presto? “Per quanto riguarda le parole di Tedesco non lo giustifico ma posso comprendere quello che intende dire, perché li ho visti sfilare in aula i vari colleghi degli imputati a balbettare con tanti non ricordo, è chiaro che queste persone hanno paura di perdere il posto di lavoro”, dice ancora Ilaria Cucchi ai microfoni di RTL 102.5 .


“Chiaro- aggiunge- che siamo di fronte a un enorme problema culturale, anche per questo è stata così importante la lettera e poi le successive dichiarazioni del comando generale dell’arma che si schiera non tanto al fianco della famiglia Cucchi ma al fianco della verità. Questo è fondamentale per far capire a tutti i Carabinieri per bene che non devono aver paura dell’avvocato degli imputati ma che devono fidarsi del loro Comandante generale dal momento che si schiera dalla nostra parte”.

“Per quanto riguarda il perdono- prosegue Ilaria Cucchi- cosa dire? Non è qualcosa a cui ho pensato ancora perché le assicuro che sentire in aula la descrizione del pestaggio ai danni di mio fratello – si è parlato spesso della sua magrezza, provi a immaginare un ragazzo così esile che viene così violentemente pestato – io dovrò intanto prima o poi capire il perché di tutto ciò, questo accanimento, e poi eventualmente si passerà alla fase del perdono ma sinceramente non ora.

“OGGI È TUTTO CHIARO, MA PER 6 ANNI SIAMO STATI SOLI”

Per ‘qualche anno’ siete stati pressoché dei reietti per quelli che adesso corrono a tenere lo strascico… “Sì, di fatto per almeno i primi sei anni siamo stati soli, come se fossimo noi sul banco degli imputati. Fortunatamente oggi la situazione è diversa, da quando è subentrato alla Procura di Roma il procuratore capo Pignatone, da quando il destino del nostro processo è stato affidato al pm Musarò, io e Fabio non siamo più soli. La situazione è capovolta ed è incredibile come oggi sembri tutto così scontato eppure allora noi urlavamo nelle aule di giustizia, ricordo bene quando Fabio Anselmo lanciò la toga dicendo ‘Io non ci vengo più a fare questo processo che sembra ai danni dei miei clienti’. Oggi è tutto chiaro, evidente, tutto innegabile e delle volte sembra di vedere un’altra storia”, aggiunge Ilaria Cucchi ai microfoni di RTL 102.5.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it