Saranno toccati tutti i Paesi latinoamericani. La parola “marcia” descrive in modo efficace l’aspetto “itinerante” dell’iniziativa. In realtà, più che di una camminata, si tratterà di un complesso di iniziative di animazione culturale, sociale, pastorale ed ecumenica che si articoleranno in tutti i Paesi latinoamericani: nel 2018 toccherà, dopo il Messico, all’America centrale e alle isole caraibiche. A partire dal 2019 l’iniziativa passerà per tutti i Paesi del Sudamerica. Come accennato, il principale soggetto promotore dell’iniziativa è il Celam, attraverso il proprio Dipartimento giustizia e solidarietà (Dejusol), che ha dato vita al programma “Centralidad de la Niñez”, insieme alla “Pastoral da criança internacional” della Conferenza episcopale brasiliana e World Visión América Latina. All’iniziativa hanno aderito anche la Caritas latinoamericana, il Dipartimento di vita, famiglia e gioventù del Celam, l’Associazione latinoamericana di educazione radiofonica (Aler), l’organismo “Sembradores de Paz” e Infancia Misionera Colombia, la federazione internazionale Fe y Alegría, le Pontificie opere missionarie.  “Vogliamo toccare i cuori del continente – spiega al Sir Ángel Alberto Morillo, coordinatore del progetto ‘Centralidad de la Niñez’ – attraverso un invito aperto a tutta la società”.

    Continente violento verso l’infanzia. No alla violenza, sì alla tenerezza è l’idea guida dell’iniziativa, in un contesto nel quale i minori sono spesso proprio vittime di tante violenze, “specie in un continente – riflette Morillo – nel quale domina la cultura del machismo, nel quale soggetti deboli come donne e bambini sono vittime di violenze e abusi”. Il pensiero va ai minori migranti, ai quali sarà dedicata la celebrazione di apertura, il 7 giugno, a Tijuana, davanti al muro che divide il Messico dagli Stati Uniti, ai tantissimi minori lavoratori, “ma quella più scandalosa è la violenza familiare, e non vogliamo neppure dimenticare quei minori vittime di violenza da parte di uomini di Chiesa. Vogliamo accompagnarli nel loro dolore”.


   Tenerezza, virtù politica. Prosegue il referente del Celam: “Vogliamo moltiplicare le tracce di tenerezza, creare alleanze, formare educatori. La via è proprio quella della tenerezza, che, come ha detto papa Francesco, è la strada degli uomini coraggiosi. Spesso si pensa a questa dimensione come a qualcosa che riguarda la sfera personale e affettiva, invece noi pensiamo che si tratti di una grossa opportunità per la politica, l’economia e la convivenza sociale. Lo scorso anno ci siamo ritrovati a Quito, in Ecuador, e abbiamo elaborato il Manifesto della Tenerezza”. In esso si invitano “tutti i cittadini e le cittadine, le organizzazioni non governative, gli imprenditori, le autorità, i comunicatori a una mobilitazione globale per una cura della tenerezza, per la parità di genere, giustizia sociale ed economica”. Nel manifesto ci si impegna “a stabilire reti d’azione perché la cura della tenerezza trovi, a livello familiare e comunitario, spazi di umanizzazione, riparazione e formazione e livello nazionale spazi per promuovere politiche pubbliche interculturali, integrali e integrative”. E viene coniato lo slogan  “Zero violenza, cento per cento tenerezza”.

La Camminata continentale sarà la prima concretizzazione del Manifesto. L’iniziativa è già stata presentata dal Direttivo del Celam a papa Francesco. Conclude Morillo: “Pensiamo a un’iniziativa integrata, nella quale convivano vari aspetti: quello formativo ed educativo, quello liturgico, quello ludico. Si tratterà anche di un evento ecumenico, a partire dalla prima tappa di Tijuana. Il simbolo della Camminata sarà la ‘cometa dei colori’, che passerà da un paese all’altro. Pensare alla violenza zero può sembrare un’utopia, ma il nostro sogno è animato dalla virtù teologale della speranza”.