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Cacciari: “Questo Pd va sciolto, è un equivoco colossale”

Duro attacco del filosofo Massimo Cacciari contro il Pd: "C’è oggi chi ciancia di un’identità da ritrovare. Ma quale identità può ritrovare chi mai l’ha avuta?"

Pubblicato:09-04-2018 11:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:44
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ROMA – “C’è oggi chi ciancia di un’identità da ritrovare. Ma quale identità può ritrovare chi mai l’ha avuta?”. E’ un giudizio senza appello quello che il filosofo  Massimo Cacciari dà sul Partito Democratico, in un articolo dall’eloquente titolo “Non ci sono alternative: questo Pd va sciolto”, in edicola sull’ultimo numero di l’Espresso.

CACCIARI: PD NATO DA SUB-CULTURE LOGORE E ESAURITE

Per avvalorare la sua tesi, il filosofo ripercorre la parabola del Pd dalla sua nascita, da quell’unione di “due sub-culture politiche ormai entrambe asfittiche, logorate, incapaci di ripensarsi criticamente. Era in realtà il tentativo di comporre due correnti esaurite: una quasi-socialdemocrazia completamente spiazzata di fronte alle trasformazioni del sistema sociale di produzione e delle forme del lavoro al suo interno” e “terze file della tradizione cattolico-popolare, tenute sostanzialmente insieme soltanto dalla leadership prodiana”.

Secondo Cacciari, però, gli “azionisti di maggioranza” del neonato Pd “non volevano che tenere in pugno l’azienda, certi che il nemico fosse solo il Cavaliere. La disperata ricerca del leader travolse ogni riflessione e condusse inesorabile a Renzi, cui va se non altro il merito di non avere nulla a che spartire con le “sensibilità” che avevano condotto al partito mai nato, cioè al Pd”.


CACCIARI: PD IMPEDISCE A RENZI E SINISTRA DI GIOCARE LA LORO PARTITA

“Le sue potenzialità di penetrare nel campo elettorale di Forza Italia- dice Cacciari a proposito di Renzi- apparvero subito. E subito si comprese che Renzi non avrebbe potuto sfruttarle. Il Pd impediva a Renzi di svolgere con chiarezza e coerenza la propria partita. Così come impediva agli oppositori di Renzi, al suo interno, di svolgere la loro”.

Questa contrapposizione tra Renzi che “ha iniziato a sentirsi un potenziale Macron troppo tardi” e la sinistra del Pd che “restava incatenata a ipotesi di Stato sociale-assistenziale (…) e a una difesa semi-reazionaria dell’assetto istituzionale” adesso, secondo Cacciari, deve finire: “Una sinistra può nascere soltanto dalla fine del colossale equivoco rappresentato dal Pd. E altrettanto una forza di centro capace di sottrarre voti e consensi all’egemonia leghista. Il Pd come sigla può anche sopravvivere, ma solo rappresentando una delle due parti”.

Conclude Cacciari: “Dal Pd di questo decennio occorre comunque uscire. Altrimenti? Altrimenti è probabile, come il 4 marzo ha già indicato, che lo spostamento di opinioni e voti dall’area Pd all’area Cinque Stelle continui”.

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