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Elezioni, l’eurodeputato di Orban: “Soffia il vento di Visegrad”

L'ungherese György Schöpflin: "Con il voto italiano meno Europa federale"

Pubblicato:09-03-2018 11:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:36

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ROMA – “Ci considerano faticosi, devianti, sotto sotto nemmeno europei; e’ una storia vecchia, cominciata gia’ nel Settecento, con Voltaire e Diderot”: György Schöpflin, eurodeputato ungherese in quota Fidesz, il partito di Viktor Orban, parla con l’agenzia DIRE del “risentimento” verso “l’Occidente” nutrito dai Paesi di Visegrad.

L’intervista si tiene dopo il voto italiano, quando l’avanzata di Lega e Movimento Cinque Stelle e’ ancora un’ipotesi di governo solo sulla carta. “Il vostro e’ un Paese diviso” dice il deputato.

“Il Sud e’ dominato dall’M5S, Salvini conquista il Nord, nel Centro ci sono macchie di rosso, ma nemmeno poi tanto e non e’ una sorpresa: la crisi dei partiti socialdemocratici e’ una tendenza continentale”. A Bruxelles, Fidesz fa riferimento al Partito popolare europeo, ma alle “forze mainstream e tradizionali” non fa sconti. “Se non trovano una via d’uscita saranno distrutte, alle europee del 2019 e anche piu’ in la’” sottolinea Schöpflin. Convinto che la Cortina di ferro sara’ pure caduta ma Est e Ovest restano divisi da incomprensioni, sospetti e pregiudizi. “Per rendersene conto basta leggere i giornali tedeschi, inglesi e francesi” dice l’eurodeputato: “Descrivono un’Ungheria immaginaria, preferendo al racconto della riforma per un’amministrazione efficiente le distorsioni sulla ‘destra estrema’”.


Incomprensioni, sembra di capire, pure conseguenza dell’evoluzione dell’Ue. “L’Occidente non si e’ ancora messo il cuore in pace rispetto agli allargamenti del 2004, del 2007 e del 2011” accusa Schöpflin: “Crede che l’Europa centrale sia altro da loro”. Deriverebbero da qui piu’ che dalle recinzioni di filo-spinato anti-rifugiati, le accuse su Budapest xenofoba o “fascista”.

Secondo Schöpflin, in riva al Danubio c’e’ un governo “nazional-conservatore” che difende – appunto – gli interessi nazionali. Aiuterebbe a capire un post pubblicato su ‘Le Monde’ da Thomas Piketty, convinto che dall’ingresso nell’Ue i cosiddetti Paesi di Visegrad, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, non abbiano tratto alcun vantaggio. Secondo l’economista francese, “si puo’ dire che i capitali occidentali abbiano favorito la produttivita’ determinando benefici sociali diffusi”. Ma Piketty aggiunge: “I leader dell’Europa orientale non perdono occasione per ricordare che gli investitori beneficiano della loro posizione di forza per tenere i salari bassi e i profitti alti“. Una tesi, questa, che nel quartier generale di Fidesz rilanciano volentieri. “Il mercato unico non ha aiutato ne’ il gruppo di Visegrad ne’ l’Europa-11” sottolinea Schöpflin in riferimento agli Stati entrati nell’Ue dal 2004 in poi. “In 25 anni la regione ha perso 20 milioni di persone a beneficio di Paesi come Regno Unito, Germania o Italia: oggi avete un milione di rumeni, giovani ed energici; il nostro risentimento viene anche da qui”. Cambiera’ qualcosa con l’avanzata del Movimento Cinque Stelle, la Lega e magari pure Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia che prima del voto si e’ fatta fotografare al fianco di Orban? “Una delle poche certezze e’ che il nuovo governo prendera’ le distanze dall’approccio pro-federalista, sostenuto in certa misura quasi solo dalla Germania” risponde Schöpflin.

Il vento e’ cambiato e soffia in favore della linea inter-governativa che mette al primo posto non l’Unione ma gli Stati nazionali: piace perfino a Emmanuel Macron”.

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