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Disturbi d’ansia, in Italia ne soffrono 2,5 mln di persone

Nel weekend a Roma una due giorni scientifica intitolata "Anxiety"

Pubblicato:09-02-2018 12:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:27

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ROMA – Ansia, panico, paura, angoscia, fobia: emozioni al centro della salvaguardia della vita, ma anche fonte di malessere e disagio, sofferenza e dolore psichico. Secondo il rapporto Istat del 2017 sono due milioni e mezzo gli italiani che soffrono di disturbi d’ansia, mentre l’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed) dell’Aifa ha registrato che la spesa per i derivati benzodiazepinici ansiolitici ha raggiunto nel 2008 i 377,2 milioni di euro.

Dati allarmanti su cui è stato dedicato il 3° convegno dell’Italian psychoanalytic dialogues (Ipd) e della International neuropsychoanalysis society (Npsa) dal titolo “Anxiety“, con il patrocinio della Società psicoanalitica italiana (Spi) e dell’International psychoanalytical association. La due giorni avrà luogo domani e domenica a Roma, nell’Hotel Quirinale, e riunirà i massimi esperti del settore per aprire nuove riflessioni sulle dinamiche consce e inconsce dell’emergenza dell’ansia, del panico e dell’angoscia nella complessa interazione tra funzionamento neuronale e processi psichici.

Nel 2016 venne pubblicato uno studio sull’American Journal of Psychiatry dai neuroscienziati Joseph LeDoux e Daniel Pine, e rilanciato dal National Institute of Mental Health, in cui si afferma che “paura e ansia dipendono da circuiti neuronali diversi: la teoria dei due sistemi consente un nuovo inquadramento dei sistemi neuronali implicati e apre a nuove prospettive terapeutiche”.


Al congresso romano parteciperanno Le Doux, docente del Center for Neural Science della New York University; Mark Solms, neuroscienziato e docente di Neuropsychoanalysis alla Cape Town University; e Stefano Bolognini, psicoanalista e past President dell’International psychoanalitical association (Ipa) per affrontare l’origine e l’evoluzione dell’ansia e della paura.

Esistono molteplioci peculiarità dell’ansia nella specie umana e al convegno “Anxiety” si rifletterà sulle sue declinazioni (panico, angoscia, fobia) secondo un duplice vertice di osservazione: neuroscientifico e psicoanalitico, nella teoria quanto nella clinica. Nella sessione dedicata al trattamento, Mark Solms e Annamaria Nicolò (presidente Spi) intervisteranno sul tema del convegno diversi esperti del settore, portando il dibattito sulle differenti modalità di intervento: da quello psicoanalitico a quello psicoterapico, da quello cognitivista a quello psicofarmacologico.

Il congresso punterà anche a vedere come ansia, fobie, angoscia, paura e attacchi di panico possano emergere nell’interazione tra soggetto e ambiente. “La maggiore conoscenza delle origini dell’ansia e della paura all’interno delle funzioni corticali di pensiero, attenzione e memoria, consente il miglioramento dei trattamenti che potranno sempre di più adeguarsi alle caratteristiche della specifica disfunzione dei circuiti neuronali di un particolare individuo. Attraverso i biomarkers di brain imaging- afferma LeDoux- sarà possibile identificare sempre più precisamente il disturbo, evitando farmaci che creano ottundimento”.

Secondo Bolognini “l’ansia, e poi l’angoscia che ne è l’ulteriore involuzione quantitativa, sono il risultato di una opposizione del soggetto a sentire e vivere i propri sentimenti; i quali ‘premono’ ai confini dell’Io, e generano il vissuto dell’ansia, che si configura come un stato di tensione spiacevole aspecifica”. Il dibattito (Oxford Style Debate) tra LeDoux e Solms vedrà contrapposte, inoltre, le rispettive posizioni, relative all’origine corticale o sottocorticale delle emozioni.

Domenica mattina, la tavola rotonda conclusiva con Ferdinando Nicoletti, Andrea Clarici, Stefano Carta, Francesco Castellet y Ballarà, Stephan Dohring, Massimo Biondi, Rudi Vermote, affronterà il trattamento delle varie forme di ansia e sulla specificità dei diversi tipi di intervento, sia farmacologici che psicoterapeutici.

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