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Rifiuti, Cobat lancia la sfida per la green economy universale

Il Consorzio festeggia i suoi 30 anni di attività a Ecomondo, l'expo della green economy in corso fino a domani a Rimini

Pubblicato:08-11-2018 12:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:45
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Progetto senza titolo

ROMA – Progettazione e ricerca scientifica sui processi di fine vita dei prodotti. Sono “i due punti delicati” su cui sta concentrando la sua attenzione Cobat (Consorzio nazionale per racconta e riciclo) per realizzare un’economia circolare universale. Il Consorzio, che offre servizi integrati e personalizzati per la raccolta, il trattamento e il riciclo di pile e accumulatori esausti e pneumatici fuori uso, festeggia i 30 anni di attività a Ecomondo, l’expo della green economy organizzata da Italian exhibition group e in corso fino a domani nel quartiere fieristico di Rimini.

Cobat, spiega all’agenzia Dire il presidente Giancarlo Morandi, “30 anni fa ha cominciato a lavorare realizzando una economia circolare completa, quando non si sapeva ancora che avesse questo nome”. Certamente da allora, prosegue, “in Italia le cose sono molto cambiate. Oggi l’economia circolare è il titolo di tanti provvedimenti che devono prendere il governo e le associazioni di categoria per renderla attuale”.




Da questo punto di vista, dunque, sottolinea Morandi, “Cobat ha il vantaggio, avendola praticata 30 anni, di essere un professionista in grado di fare conoscere la propria esperienza a chi si vuole cimentare in questo settore che è l’unico modo per garantire quello sviluppo sostenibile di cui parliamo da tanto tempo”. Sono essenzialmente due i problemi “per una realizzazione completa di questo modo di produrre e di recuperare le materie prime quando i prodotti giungono a fine vita”. Da un lato, la progettazione dei prodotti: “Se vengono realizzati con materiali non riciclabili o difficilmente riciclabili, alla fine è arduo trovare processi produttivi adatti”, ragiona il presidente.

Il secondo problema è la “faccia opposta: sul mercato vi sono prodotti che non hanno una completa riciclabilità con le conoscenze tecnologiche di oggi e si deve fare ricerca scientifica e tecnica per avviarne la produzione”. Così, entra nello specifico, mentre con le batterie al piombo “abbiamo una riciclabilità totale” e “recuperiamo tutte le materie prime”, in quelle al litio ancora oggi non è così. Per questo, conclude Morandi, Cobat, assieme al Consiglio nazionale della ricerca e al Politecnico di Milano ha iniziato degli studi per “risolvere questo problema. Per cui, progettazione da una parte e ricerca scientifica sui processi di fine vita dall’altra sono i due punti delicati per attuare un’economia circolare universale”.

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