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Ilva, a Genova terzo giorno di sciopero. E Boccia (Confindustria) s’incazza

Oggi i lavoratori hanno sfilato di nuovo per le strade di Genova in attesa della convocazione del tavolo 'Genova'

Pubblicato:08-11-2017 13:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:52

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ROMA – Nel terzo giorno di sciopero e occupazione della fabbrica, tornano in corteo, con alcuni mezzi pesanti per le vie della città le tute blu dello stabilimento Ilva di Genova Cornigliano. Obiettivo piazza De Ferrari, sede della Regione Liguria, per incontrare il governatore Giovanni Toti prima che lo stesso parta alla volta di Roma, assieme al sindaco Marco Bucci e al presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini: oggi pomeriggio, infatti, alle 17 è previsto un incontro informale con il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

A Roma, intanto, oggi il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia  manda una stoccata ai sindacati dicendo che “hanno passato il senso del limite“. E si lascia pure scappare che è “incazzato”. Da Genova non si fa attendere la risposta della Fiom: “Il male sono gli industriali in politica”.


A GENOVA OGGI UN NUOVO CORTEO IN ATTESA DEL TAVOLO ‘GENOVA’

Nonostante la spaccatura tra la Fiom, protagonista di questi tre giorni di agitazione, e Fim Cisl e Uilm, che hanno fin da subito criticato l’occupazione, istituzioni locali e scioperanti sembrano compatti nel chiedere al rappresentate del governo un tavolo dedicato alla discussione dell’accordo di programma del 2005, con la convocazione di tutti i firmatari di allora, che fissava da un lato la concessione delle aree per Ilva, dall’altro i livelli di produzione, occupazione e salario.


FIOM: “SE ARRIVA CONVOCAZIONE TAVOLO STOP A PROTESTE”

“Appena arriva la convocazione fermiamo le nostre iniziative, non abbiamo intenzione di scioperare a prescindere“, afferma il segretario provinciale della Fiom Genova, Bruno Manganaro, che domani sarà nella capitale come unico rappresentante della sua sigla all’incontro convocato dal ministero dello Sviluppo economico in cui i nuovi proprietari di Ilva illustreranno il piano industriale. “Noi non amiamo occupare le fabbriche- gli fa eco Antonio Palombo, rsu Ilva Genova- amiamo lavorare e farle funzionale. Ma se arriviamo a gesti così estremi è perché siamo con le spalle al muro e non ci resta altro mezzo per lottare. Ma è da tempo che diciamo che siamo disposti discutere l’accordo di programma, con tutti i firmatari del 2005”.

IERI L’ESPOSTO DELL’AZIENDA

Ieri, intanto, l’azienda ha depositato un esposto ai Carabinieri contro l’occupazione lamentando gravi danni alla produzione e il picchetto degli scioperanti che avrebbe impedito ad altri lavoratori di entrare in servizio. “Non banalizziamo il sacrificio serio che stanno facendo in questi giorni i lavoratori- sottolinea il segretario generale della Camera del lavoro di Genova, Ivano Bosco- al momento abbiamo solo voci rispetto alla convocazione che stiamo chiedendo al ministero da tempo. Ricordo che prima che iniziasse questa tornata di sciopero, lo stesso incontro era stato chiesto con una lettera unitaria firmata da tutte le istituzioni ma anche da tutte le sigle sindacali”. Manganaro, intanto, ricorda che “le istituzioni genovesi oggi vanno a Roma a discutere della nostra situazione ma senza di noi. Non si può di nuovo fare la pantomima che noi aspettiamo, aspettiamo e poi non arriva nulla. Spero che a questo punto le urla siano chiare e ci portino a un appuntamento nei prossimi giorni”.

MANGANARO (FIOM): “E’ COLPA DI CALENDA”

Per il sindacalista, “è colpa del ministro Calenda se c’è questa iniziativa di lotta perché forse pensa che noi facciamo solo chiacchiere. Si può risolvere tutto in due minuti, convocando il tavolo”. E secondo indiscrezioni riportate ieri dalla Dire, il ministro Carlo Calenda tra oggi e domani potrebbe proprio annunciare una serie di tavoli tematici locali dedicati all’approfondimento delle singole situazioni delle fabbriche Ilva, tra cui appunto quella di Genova.

“Noi non cambiamo idea- conclude Manganaro- sono fermo alla lettera del mese scorso mandata dalla Prefettura che chiedeva un tavolo per Genova: siamo fermi qui, gli altri hanno imboccato altre strade ma finché ci sono i lavoratori con me, io sono tranquillo perché sono gli unici miei azionisti a cui devo rispondere“.

di Simone D’Ambrosio, giornalista professionista


CONFINDUSTRIA: UN PO’ INCAZZATI, SINDACATI ABBIANO SENSO LIMITE

Con l’occupazione dello stabilimento Ilva di Genova “si crea solo ansietà, il più grande male dell’economia“. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, durante un convegno in viale dell’Astronomia, attacca: “L’attività sindacale dovrebbe avere il senso del limite, un limite oltre il quale c’è solo la capacità di farsi del male. I corpi intermedi dello Stato- chiede- prima che questo limite sia superato, dovrebbero alzare le barriere. Noi lo faremo”.

Boccia dice di “vedere segnali brutti” nella partita sull’Ilva: “Questi sono i peggiori contenuti per chi non ha capacità di confronto e crea conflitto e manda a quel paese l’altro per avere un titolo sul giornale. Scusate questa chiarezza ma sono un po’ incazzato”.

FIOM GENOVA A BOCCIA: MALE SONO INDUSTRIALI IN POLITICA

“Una dichiarazione fuoriluogo, vuol dire che abbiamo colpito nel segno. Il presidente di Confindustria forse non sa neppure che la sua associazione è firmataria dell’accordo di programma del 2005 su Genova”. Così Manganaro, segretario della Fiom Genova, risponde all’agenzia “Dire” agli attacchi del presidente di Confindustria che ha invitato i sindacati ad avere un senso del limite.

“Gli scioperi sono ancora garantiti dalle battaglie sindacali di questi anni- prosegue Manganaro- Boccia invece di occuparsi delle forme di lotta dovrebbe rispondere nel merito perché la sua associazione è firmataria dell’accordo di programma ma continua a stare in silenzio: di solito le firme si difendono”. Manganaro passa, poi, al contrattacco: “Molte volte il male dell’economia sono proprio gli industriali che pensano più alla speculazione finanziaria che agli aspetti industriali delle aziende. Succede solo in Italia che gli industriali si dimentichino dei patti perché fanno più politica che attività industriale. E’ vergognoso che Confindustria non difenda neanche la sua firma: che fiducia si può avere in un’associazione così?”.

Per il sindacalista, “questo atteggiamento di Confindustria che difende Mittal, che non mi risulta neanche essere suo associato, appare un atto un po’ servile nei confronti del più grande gruppo europeo della siderurgia. Boccia ha bucato una gomma perché invece di occuparsi della firma di Confindustria sull’accordo di programma, che era firmato anche da un suo associato come la famiglia Riva, si preoccupa dei nuovi acquirenti”.

Manganaro, infine, rivolge un pensiero al ministro Calenda che ha criticato l’accoglienza data da Genova e Taranto ai nuovi proprietari di Ilva: “Il ministro dovrebbe dirci come mai una gara internazionale ancora oggi non abbia un atto formale che ne dichiari il vincitore: questo avviene solo in Italia. Noi- conclude il sindacalista- difendiamo uno stabilimento in cui ci sono stati investimenti privati e pubblici: nell’accordo di programma è contenuto un piano industriale mentre gli investimenti della nuova proprietà sono ancora teorici. Anche il ministro e Boccia dovrebbero essere dalla nostra parte”.

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