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Migranti, Amnesty: in Ungheria barriere costate il triplo dell’accoglienza

Secondo l'organizzazione, il governo ungherese ha speso 100 milioni per il filo spinato e per i controlli alla frontiera, mentre per l'accoglienza solo 27.

Pubblicato:08-10-2015 14:09
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:37

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ROMA – “Chieder conto all’Ungheria delle violazioni dei diritti umani attraverso un ammonimento formale e a proteggere le persone che fuggono dai loro paesi attraverso la creazione di percorsi piu’ sicuri e legali, prima che arrivi l’inverno”. E’ quanto chiede Amnesty International all’Unione europea in occasione del vertice di alto livello convocato oggi a Lussemburgo. Secondo quanto rivelato da un documento diffuso oggi, il governo ungherese avrebbe speso “oltre 100 milioni di euro (il triplo di quanto destinato annualmente all’accoglienza dei richiedenti asilo) per costruire la barriera di filo spinato e applicare altre misure di controllo alla frontiera al fine di impedire a migranti e rifugiati di entrare nel paese, in violazione del diritto internazionale”.

Secondo Amnesty international, “mancano poche bobine di fino spinato per sigillare completamente il confine ungherese con la Croazia e la Serbia e anche quelli che ancora ce la fanno a strisciare sotto le fessure quasi certamente verranno rinviati verso i paesi di transito dei Balcani”. Per John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty, “l’Ungheria si e’ trasformata di fatto in un paese nel quale la protezione dei rifugiati non e’ prevista, in evidente contrasto coi suoi obblighi sui diritti umani e con l’ovvia necessita’ di lavorare insieme agli altri stati membri dell’Unione europea e ai paesi balcanici per trovare una soluzione collettiva e umana alla crisi in corso”.

Agli stati membri e all’Unione europea, Amnesty chiede di “prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani in Ungheria attivando il meccanismo preventivo previsto dall’articolo 7.1 del Trattato dell’Unione europea, che consente al Consiglio europeo di ammonire uno stato membro quando vi sia “un evidente rischio di gravi violazioni” dello stato di diritto e dei diritti umani”.


Il parlamento ungherese “ha introdotto nuove, aggressive leggi – spiega Amnesty – che prevedono, tra l’altro, l’invio alla frontiera di soldati e poliziotti autorizzati a usare proiettili di gomma, gas lacrimogeni e strumenti pirotecnici. Lungo il confine con la Croazia sono stati posizionati veicoli blindati dotati di mitragliatrici e soldati muniti delle armi in dotazione alle forze speciali”. Dalle testimonianze, continua Amnesty, emerge “il ripetuto ricorso alla forza eccessiva da parte delle autorita’ ungheresi”. Le ricerche condotte dall’organizzazione, inoltre, evidenziano una “massiccia discrepanza tra le spese per contrastare l’immigrazione e quelle per gestire le domande di asilo – spiega una nota -: nel 2015, a fronte di 98 milioni di euro destinati solo a posizionare il filo spinato lungo la frontiera con la Serbia, le autorita’ ungheresi hanno destinato la somma, tre volte inferiore, di 27,5 milioni di euro all’Ufficio per l’immigrazione e la nazionalita’”. Costi “impressionanti” per “abominevoli operazioni anti-rifugiati”, conclude Dalhuisen, “a spese dei diritti, della salute e del benessere di migliaia di persone. Questo denaro avrebbe dovuto essere piu’ saggiamente investito per salvare vite umane e migliorare il futuro. E’ giunto il momento che dall’Unione europea arrivi una risposta solidale e collettiva”. Al presidente del Consiglio, Matteo Renzi e al ministro dell’interno, Angelino Alfano, che partecipera’ al Consiglio europeo sugli Affari interni di oggi e domani, Amnesty ha inviato una copia del documento “Sbarrati fuori” sulle violazioni dei diritti di rifugiati e migranti in Ungheria, “sollecitando che l’Italia faccia la sua parte al fine di garantire che l’Ungheria rispetti i diritti dei rifugiati e richiedenti asilo”.
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