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La preside di Scampia: “Nella mia scuola i bimbi cantano nella lingua Rom”

Quando morì Martina, bimba del campo rom di Scampia di soli 3 anni, i compagni le dedicarono una canzone scritta metà in italiano e metà in romanì

Pubblicato:08-09-2017 17:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:40

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NAPOLI – Quando Martina Mihajlovic, la bimba del campo rom di Scampia, morì a soli 3 anni e mezzo imprigionata in un’auto, i suoi compagni di scuola le dedicarono una canzone. Era luglio, i bambini cantavano e ballavano “Una canzone per Martina”, brano scritto per metà in italiano e per metà in romanì.

“L’interculturalità significa anche questo, comparare la cultura italiana a quella rom, insegnare ai bambini napoletani il romanì”. E’ il progetto pensato e realizzato da Rosalba Rotondo, dirigente dell’istituto Ilaria Alpi di Scampia. Si chiama “Riconosci la mia identità, rispetta la mia dignità e saremo uguali” ed è un programma di integrazione sociale condotto da mamme rom, mediatrici culturali che insegnano il romanì. Sì perché la scuola elementare e media Ilaria Alpi è l’unico “istituto rom” di Napoli, confina con il campo di Scampia, e ha una percentuale altissima di studenti nomadi, circa 1 su 6.


“Siamo fieri di essere una scuola interculturale che accoglie circa 200 bambini rom su un totale di 1300. Certo, non tutti frequentano. C’è evasione scolastica, alcuni sono migranti. Ma posso dire – assicura Rotondo all’agenzia Dire – che rispetto a una decina d’anni fa il tasso di dispersione scolastica è sicuramente diminuito. Ai genitori rom cerchiamo di insegnare il valore prezioso dell’istruzione anche se è a volte è un po’ difficile: vivono di stenti”.

Quei “rom napoletani”, come ama chiamarli la dirigente, vivono a Scampia da 3 generazioni “sono preside dell’Ilaria Alpi da 11 anni – racconta – ma lavoro in questa scuola da più di trent’anni. Posso dire che oggi, da dirigente, ho come allievi i figli dei miei ex studenti”. La preside sogna di vedere un suo alunno iscriversi all’università e magari laurearsi “è complicato, a quei livelli l’istruzione è troppo costosa per queste famiglie” ma negli ultimi anni tante cose sono cambiate. “Charlotte si è iscritta all’istituto alberghiero e altri due ex studenti hanno deciso di proseguire gli studi: una ragazza frequenta il liceo musicale, un mio ex alunno vuole diventare perito informatico”.

Per quei bambini, integrarsi nel proprio quartiere è semplice: “dai genitori dei ragazzi napoletani noto sentimenti di avversione ma nei bambini no. Vanno all’asilo insieme, frequentano le elementari magari nella stessa classe. Crescono da compagni e giocano assieme, serenamente”. Un clima che non è cambiato quando lo scorso 27 agosto un rogo ha mandato in fumo decine di baracche del campo rom. Nei prossimi giorni, i nomadi dovrebbero essere trasferiti nella caserma Boscariello, a metà strada da Miano e Scampia. Notizia che ha fatto insorgere i cittadini di Miano. “Sbagliano a protestare – commenta Rosalba Rotondo – perché per i rom l’unico accesso alla caserma sarà da Scampia. Non vedo perché dovrebbero andare a Miano”.

Ieri, la dirigente ha incontrato in Comune l’assessore alle Politiche Sociali, Roberta Gaeta, a cui ha ribadito che è giusto che le famiglie restino a Scampia. “Qui le accettano, abbiamo un percorso di integrazione già avviato. E’ vero, a volte fungono da capro espiatorio, nella gerarchia delle fasce deboli si posizionano sul gradino più basso, seppur in una terra di spaccio, camorra e devianza. Ma noi lavoriamo su questo da tanti anni”. Per i rom, la preside però chiede una sistemazione più adeguata.

“Non tutti vengono a scuola in condizioni igieniche perfette. Ma dovrebbero avere la possibilità di lavarsi con acqua calda e le loro mamme di poter lavare per bene i loro vestiti. A questo nessuno ci pensa, neanche le associazioni. C’è solo una suora, Eduarda, che da volontaria fa le docce ai ragazzini”. E il prossimo ‘ostacolo’ sarà la trafila burocratica per i vaccini obbligatori imposti dal Miur. “Le mamme rom dovranno almeno consegnarmi la prenotazione fatta all’Asl. Ora – dice – mi sto battendo perché seguano l’iter previsto in vista dell’apertura del plesso il 14 settembre. Chi è in regola viene a scuola e magari, per i primi giorni, andremo a prenderli noi con un auto o scuolabus”.

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